Più di 50.000 combattenti, tra i
quali ex ribelli delle fazioni rivali nella guerra civile del
Sud Sudan, sono pronti per essere integrati nell'esercito del
Paese, in un'odierna cerimonia attesa dal 2019 dopo un'intesa
siglata tra le parti lo scorso aprile. L'unificazione delle
forze fedeli al presidente Salva Kiir e al suo ex rivale, il
vicepresidente Riek Machar, è una condizione chiave dell'accordo
di pace del 2018 che ha posto fine al conflitto durato cinque
anni e in cui sono morte quasi 400 mila persone.
Da quando ha ottenuto l'indipendenza nel 2011 dal Sudan, la
nazione più giovane del mondo è passata da una crisi all'altra,
combattendo contro inondazioni, fame, violenze etniche e
disordini politici. La cerimonia nella capitale Juba giunge
mentre cresce la frustrazione della comunità internazionale per
i ritardi nell'attuazione dell'accordo di pace, con violenze che
minacciano di annullare anche le fragili conquiste ottenute.
All'inizio di questo mese, i leader del Sud Sudan - chiamati
alla guida di un governo di transizione - hanno annunciato che
sarebbero rimasti al potere due anni oltre la scadenza
concordata, mentre l'interim era destinato a concludersi con le
elezioni del prossimo dicembre. Finora, infatti, il governo non
è riuscito a soddisfare le disposizioni fondamentali
dell'accordo, tra le quali la stesura di una Costituzione. Il
governo ha invitato alla cerimonia rappresentanti dei Paesi
confinanti, tra i quali il presidente ugandese Yoweri Museveni e
il generale Abdel Fattah al-Burhan, che ha organizzato il colpo
di Stato in Sudan lo scorso 25 ottobre.
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