Centinaia di malati di cancro stanno morendo senza cure nel Nord-Ovest della Siria: molti di loro, insieme agli attivisti locali, hanno manifestato al confine con la Turchia per chiedere un intervento immediato.
Dopo cinque giorni di protesta, è stato oggi concesso l’ingresso graduale in Turchia, concordato tra i 70 e gli 80 pazienti a settimana. Attualmente sono 91 bambini, 235 uomini e 282 donne nel Nord Ovest della Siria a non avere accesso ad alcun trattamento. «È davvero difficile assistere a questa situazione. Queste persone stanno morendo, sanno che probabilmente non potranno essere salvate, ma vogliono combattere affinché altri possano avere accesso alle cure a loro negate», afferma Abdulkafi Alhamdo, Program Manager di Still I Rise in Nord Ovest della Siria, che ha preso parte alla manifestazione. «Grazie alla nostra protesta, nel corso dei prossimi due mesi tutti i pazienti dovrebbero essere in grado di entrare in Turchia. È un tempo lungo, ma non abbiamo davvero altre alternative.
Il problema adesso è il lungo termine: continuiamo a vivere sotto scacco e con sempre meno aiuti dalla Comunità Internazionale non abbiamo speranze per il futuro». Nell’area le infrastrutture mediche sono pressoché inesistenti e curare i malati di cancro non è possibile. Prima del terremoto, la Turchia consentiva l'ingresso ad alcune persone per essere curate nei suoi ospedali: da dopo il 6 febbraio fino ad oggi, i malati oncologici non hanno potuto ricevere alcuna cura. Una situazione che conferma ancora una volta quanto le popolazioni del Nord Ovest della Siria siano funzionali esclusivamente agli interessi geopolitici degli attori internazionali, come sottolinea anche il recente mancato rinnovo dell'autorizzazione del Consiglio di Sicurezza ONU all'utilizzo del corridoio di Bab al-Hawa per l'invio di aiuti umanitari vitali, a causa del veto della Russia.
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