Una giornata di
manifestazioni per lo più pacifiche, ma anche di scontri fra
gruppi di dimostranti radicali e polizia con saccheggi di negozi
e supermercati e l'incendio di due chiese, hanno caratterizzato
il primo anniversario della 'rivolta sociale' scoppiata in Cile
il 18 ottobre 2019.
L'appuntamento, scrive il quotidiano El Mercurio, "ha avuto
due volti. Gli stessi che si sono sistematicamente riproposti
nei 12 mesi scorsi. Da una parte migliaia di persone sono scese
in piazza, a Santiago e nelle regioni, per protestare
pacificamente contro il governo. Dall'altra gruppi di militanti
con il volto coperto hanno scelto la violenza, i danneggiamenti
e lo scontro con le forze dell'ordine".
La principale manifestazione è avvenuta in Plaza Italia, dove
decine di migliaia di persone si sono riunite pacificamente. Ma
con il passare delle ore, sostiene il giornale, "la situazione è
cambiata e le violenze sono cresciute".
Questo stato di cose ha portato uno sparuto gruppo di persone
ad appiccare il fuoco a Santiago del Cile alla chiesa dei
'carabineros', San Francisco de Borja, e a quella della
'Parroquia de la Asunción'. E ad "assaltare negozi e
supermercati, distruggendo proprietà private e pubbliche".
I media cileni hanno inoltre segnalato numerosi attacchi con
molotov e pietre di alcune centinaia di dimostranti a
commissariati di quartiere della capitale, fra cui a Puente
Alto, Melipilla, Cerro Navia e Padre Hurtado.
Da parte sua il direttore generale dei 'carabineros', Mario
Rozas, tracciando un bilancio della giornata ha dichiarato che
"con la nostra azione di prevenzione e di controllo, siamo
riusciti a bloccare molte azioni di delinquenza e vandalismo,
mentre altre sono state evitate con la dissuasione".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA