Con la realizzazione del Treno
Maya, megaprogetto di trasporto ferroviario da oltre 1500km, e
iniziativa di punta del governo di Andres Manuel Lopez Obrador,
il Messico viola i diritti della natura e delle comunità native
nel sud del Paese, compiendo reati di "ecocidio ed etnocidio".
E' il verdetto del Tribunale internazionale per i diritti della
natura - organizzazione per la sensibilizzazione sulle
violazioni ambientali - che chiede al presidente Obrador lo stop
dell'opera. Lo riporta l'online di El Universal.
La valutazione segue l'audizione del marzo scorso di 23
testimoni tra membri delle comunità indigene, attivisti e
accademici; l'esame degli studi e delle perizie in materia
forestale e agricola; e un sopralluogo a cui ha preso parte
anche l'italiano Francesco Martone, fondatore e portavoce della
ong In Difesa Di.
Secondo l'organizzazione, l'infrastruttura - che interessa
cinque stati del sud-est messicano (Chiapas, Tabasco, Campeche,
Yucatán e Quintana Roo), e attraversa la Selva Maya secondo
polmone forestale dell'America Latina, dopo l'Amazzonia - non
rispetta i diritti della natura e quelli bioculturali delle
popolazioni native.
Tra i principali rilievi del documento, firmato da avvocati,
economisti e ambientalisti, ci sono la contaminazione delle
falde acquifere e la deforestazione.
La sentenza è stata notificata al presidente Obrador, e a
varie organizzazioni nazionali, come la Commissione nazionale
per i Diritti Umani, ma anche al relatore delle Nazioni Unite
per i diritti umani (Onu Habitat), al rappresentante dell'Unesco
in Messico, al relatore Onu per i diritti dei popoli indigeni,
tra gli altri.
Nelle prossime settimane è previsto che Obrador sia presente
ad uno dei primi test del treno, nel tratto tra Mérida a Cancun,
prima dell'inaugurazione del primo tratto, a dicembre.
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