L'intransigenza del
presidente dell'Argentina, Javier Milei, nel pretendere la
rapida approvazione dell'intero pacchetto di riforme presentato
in Parlamento rischia di costargli l'indispensabile sostegno dei
partiti di centro-destra. Il leader ultraliberista, che non
possiede una maggioranza propria sufficiente a far passare il
pacchetto, negli ultimi giorni ha additato proprio i
parlamentari del centrodestra per aver posto delle condizioni
all'approvazione degli oltre 600 articoli contenuti nella legge
battezzata "omnibus". "Quanto più tempo si perde in stupidaggini
più siamo esposti alle reazioni del mercato. Qualsiasi
responsabilità nel fallimento del programma ricadrà nel
Parlamento", ha affermato Milei in un'intervista dove pure ha
instillato il sospetto della richiesta di mazzette in cambio del
sostegno alla legge. Il centrodestra di Juntos por el Cambio
(JxC) si è reso disponibile a garantire la governabilità in
cambio di modifiche in diversi punti della legge ma le ultime
dichiarazioni del presidente e le accuse di corruzione sono
state mal digerite. "Se il presidente è a conoscenza di fatti di
corruzione è obbligato a denunciarli, altrimenti lo faremo noi
per calunnia", ha affermato Rodrigo de Loredo, capogruppo alla
Camera del Partito Radicale (Ucr) che fa parte della coalizione
JxC. "Nonostante le accuse sistematiche continuiamo a sostenere
la nostra posizione di voler garantire la governabilità ma senza
eccessi e senza lasciare indifesi i settori più vulnerabili", ha
aggiunto il capogruppo dell'Ucr.
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