La morte dell'attivista
anti-Cremlino Alexei Navalny è stata sollevata da alcune
delegazioni all'incontro dei ministri degli Esteri del G20, a
Rio de Janeiro. Ma di fronte alle osservazioni, la Russia,
rappresentata alla riunione da Serghei Lavrov, è "rimasta in
silenzio". Lo ha spiegato l'Alto rappresentante dell'Unione
europea, Josep Borrell, ad un gruppo ristretto di media
internazionali, rispondendo all'ANSA.
Ad affrontare di petto Lavrov è stato il capo della
diplomazia del Regno Unito David Cameron, che rivolgendosi
direttamente all'omologo, ha affermato che la Russia ha ucciso
Navalny e che per questo ora "la dovrà pagare".
Nel corso dell'intervento di Cameron, Lavrov ha evitato il
contatto visivo, continuando a fissare il cellulare.
Più tardi, in una conferenza stampa a margine dei lavori, il
ministro russo ha ribadito il rifiuto ad un'indagine
internazionale sulla morte dell'oppositore, perché "nessuno ha
il diritto di interferire negli affari interni" del Paese,
soprattutto alla luce della vicenda di Julian Assange, il
giornalista australiano incarcerato in Gran Bretagna su cui
pende una richiesta di estradizione negli Usa.
Lavrov ha anche lamentato che alle autorità di Mosca non sono
mai stati fatti vedere i risultati delle analisi del sangue
eseguite su Navalny nel 2020 in Germania, dove fu ricoverato
dopo un avvelenamento. Una cosa "indecente e ingiusta", ha
affermato.
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