L'incaricato d'affari statunitense a
Cuba, Benjamin Ziff, è stato convocato al ministero degli Affari
Esteri dal viceministro Carlos Fernandez de Cossío, che gli "ha
comunicato formalmente il fermo rifiuto delle interferenze e dei
messaggi diffamatori del governo statunitense e della sua
ambasciata a Cuba riguardo agli affari interni cubani".
"Con la consegna di una nota formale di protesta, al
diplomatico statunitense sono stati ricordati gli standard
minimi di decenza e onestà che ci si aspetta da una missione
diplomatica in qualsiasi Paese e che l'ambasciata statunitense a
Cuba ha dimostrato di non saper osservare, sottolineando che
questa sede diplomatica e il suo personale sono tenuti a
comportarsi secondo le norme della Convenzione di Vienna sulle
relazioni diplomatiche".
L'ambasciata statunitense è accusata di aver appoggiato le
rivendicazioni dei manifestanti scesi in strada contro la crisi
energetica e la mancanza di cibo e medicine.
Il ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodríguez, su X ha
affermato che questo tipo i messaggi diffusi nel corso delle
proteste registrate in diverse città del Paese "non soddisfano
gli standard minimi di decenza e onestà che ci si aspetta da una
missione diplomatica".
Rodríguez ha aggiunto che se Washington si preoccupasse del
benessere del popolo cubano "toglierebbe l'embargo economico" e
"cancellerebbe L'Avana dalla lista degli sponsor del terrorismo
del dipartimento di Stato". Per il governo cubano infatti gli
Stati Uniti hanno "responsabilità diretta" nella situazione
economica dell'isola.
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