In Brasile la percentuale di
elettori che ritiene impossibile un ritorno della dittatura è
del 53%, il tasso più alto nella serie storica avviata dieci
anni fa dall'istituto di sondaggi Datafolha. Il 20% crede che vi
sia questa possibilità, mentre il 22% pensa che ci sia qualche
rischio di scivolamento democratico. Emerge dall'ultimo
rilevamento dell'istituto, che ha intervistato 2.022 persone, in
147 città brasiliane, tra il 19 e 20 marzo. Il margine di errore
è stimato in due punti percentuali.
Lo studio è stato pubblicato nel sessantesimo anniversario
del golpe militare in Brasile, che il 31 marzo 1964 istaurò una
dittatura rimasta al potere fino al 1985.
Fino ad ora Datafolha ha posto la domanda in sette sondaggi.
In quello precedente - dell'agosto 2022 - il 49% riteneva
impossibile una nuova dittatura, il 25% vedeva un rischio minimo
e il 20% un rischio certo.
Il momento della serie in cui i brasiliani sono stati più
assertivi sul rischio di un ritorno alla dittatura è stato
nell'ottobre 2018, quando Bolsonaro venne eletto presidente. In
quell'occasione, il 31% ha risposto affermativamente alla
domanda, mentre il 42% ha scartato la possibilità e il 19% ha
visto un rischio minimo.
D'altra parte, dai sondaggi emerge anche che la maggioranza
dei brasiliani preferisce che la data che ha segnato l'inizio di
21 anni di dittatura, non venga commemorata. Secondo Datafolha,
la pensa così il 63% degli intervistati. Il 28% vede un motivo
per ricordare e il 9% non ha espresso opinione.
Nei giorni scorsi i familiari delle vittime e gli attivisti
dei diritti umani hanno criticato la decisione del presidente
progressista, Luiz Inacio Lula da Silva, di non organizzare
eventi ufficiali per il sessantesimo anniversario.
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