Nonnismo, eccessi,
maltrattamenti, e torture nell'esercito cileno. Questo il quadro
che emerge dall'inchiesta in corso per la morte di una recluta
avvenuta il 27 aprile nel centro di addestramento della VI
divisione dell'Esercito nella localita' di Putre, estremo nord
del Paese, al termine di una marcia sfiancante.
La vittima, Franco Vargas, di 19 anni, e' deceduta dopo
essere stata ricoverata inizialmente per un problema
respiratorio. Una morte che sarebbe forse passata inosservata se
non fosse che quello stesso giorno altre 45 reclute sono finite
in infermeria pure con problemi respiratori e cardiaci, e altri
due ricoverati in ospedale in gravi condizioni.
Se nel caso di Vargas i superiori del militare avevano parlato
di un problema sorto nella notte durante l'orario di riposo,
testimonianze successive raccolte dalle famiglie dei commilitoni
ricoverati davano conto invece di un addestramento sfiancante,
condotto in condizioni estreme, a oltre 4000 metri di altezza e
con temperature di 15 gradi sottozero e senza un abbigliamento
adeguato.
I sopravvissuti alla marcia affermano che i superiori di
Vargas lo avrebbero sottoposto a vessazioni quando il ragazzo
aveva iniziato a manifestare i primi sintomi di un malore
durante l'addestramento. "Lo hanno picchiato fino a che non ha
piu' aperto gli occhi", hanno dichiarato alcuni testimoni.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA