Il lungometraggio co-prodotto da
Brasile, Italia e Francia, "La caduta del cielo", porta alla
prestigiosa Quinzaine (la rassegna parallela al Festival di
Cannes, dal 15 al 25 maggio) il mondo degli indigeni Yanomami.
Il documentario, che ha richiesto sette anni di lavoro, è un
approfondimento in immagini e un dialogo con l'omonimo libro
dello sciamano e portavoce dell'Amazzonia brasiliana, Davi
Kopenawa, che nelle parole trascritte dall'antropologo Bruce
Albert traccia un quadro a tuttotondo del popolo nativo, contro
la geopolitica globale e gli interessi predatori.
Nel film i registi Eryk Rocha e Gabriela Carneiro da Cunha
accompagnano il pubblico in un viaggio alla scoperta della
cosmogonia indigena, a partire da un rito funebre, il 'Reahu',
la cerimonia Yanomami più importante. La pellicola permette di
attraversare i territori degli spiriti 'Xapiri', di avvicinare
il lavoro degli sciamani per "reggere il cielo" curando il mondo
delle malattie provocate dai non indigeni (le miniere illegali e
l'assedio promosso dal "popolo della merce"), e di guardare alla
vendetta della Terra.
"Negli ultimi anni il mondo ha visto molte immagini della
sofferenza di questo popolo: il lungometraggio affronta questi
temi, ma porta anche immagini della sua forza e bellezza,
trattando della relazione tra gli Yanomami e i 'nape', noi
bianchi", spiegano Rocha e Carneiro all'ANSA.
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