Il Cile "non è in grado
di ricevere più migranti" in fuga dalla crisi economica e
sociale in Venezuela. Lo ha detto il presidente cileno
progressista, Gabriel Boric, nel suo intervento alla 79esima
sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni unite, a New
York, evidenziando: "Siamo di fronte a una dittatura che
pretende di rubare un'elezione, che persegue i suoi oppositori
politici e resta indifferente di fronte all'esilio di milioni di
suoi cittadini".
Secondo Boric è necessaria "un'uscita della crisi", ed ha
chiesto che la comunità internazionale "riconosca il trionfo
delle opposizioni alle ultime elezioni", portando avanti "una
transizione pacifica", piuttosto che adottare sanzioni che
"colpiscono il popolo molto più di chi li governa" e "aggravano
il conflitto anziché favorire una soluzione".
Parlando dei governi progressisti della regione Boric ha
affermato che la sinistra "non applica lo stesso metodo per
giudicare" le violazioni di diritti umani e ha chiesto che venga
adottata una posizione comune per ripudiare gli abusi
documentati in Paesi come Venezuela, Nicaragua e Russia.
"Le violazioni dei diritti umani non possono essere giudicate
secondo il pensiero del dittatore di turno o del presidente che
le viola, sia esso il primo ministro israeliano Benjamin
Netanyahu, Nicolás Maduro in Venezuela, Daniel Ortega in
Nicaragua o Vladimir Putin in Russia che si auto-definiscono di
destra o di sinistra", ha affermato Boric.
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