Cresce l'onda di
violenza in Cile, che fa registrare 37 omicidi nel recente
ponte lungo delle celebrazioni nazionali e un regolamento di
conti fra bande rivali nel sud della capitale, sfociato nella
morte di un 17enne, il ferimento dei fratellini di 11 e 13 anni,
e di un adulto di 23. Inoltre, all'arrivo dei sopravvissuti ad
un centro sanitario, i criminali armati vi hanno fatto
irruzione, minacciando il personale sanitario di far "saltare
in aria" la struttura se avessero salvato i minori feriti.
La ministra dell'Interno Carolina Tohà, del partito di centro
sinistra PPD, si è recata nel centro di attenzione medica ed ha
commentato sulla rete "X": "La combinazione di povertà,
precarietà e violenza è un cocktail esplosivo e non può essere
risolto semplicemente istituendo stazioni di polizia". Per le
caratteristiche della sparatoria, il caso "ha la massima
priorità", ha assicurato la ministra.
La sparatoria si è verificata in una baraccopoli nel quartiere
più popoloso del paese (650 mila abitanti) Puente Alto, quando i
minorenni e le famiglie vicine si stavano accingendo a
partecipare alla veglia di Humberto Cruz Perez, 44 anni, ucciso
a sua volta con colpi di arma da fuoco il giorno prima e nel
medesimo punto. Secondo il pm incaricato del caso,
l'adolescente non sarebbe stato l'obiettivo della banda, ma una
vittima dei 150 colpi esplosi nell'operativo diretto a vendicare
la morte di Cruz Perez, vincolato con un giro di droga.
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