L'ex presidente della Bolivia,
Evo Morales, ha respinto le accuse mosse dalla giustizia contro
di lui per tratta, contrabbando e stupro denunciando a sua volta
si tratta di una "ulteriore manovra" del presidente Luis Arce
che punta ad estrometterlo dalle elezioni presideniali del 2025.
Lo ha dichiarato in una conferenza stampa convocata oggi a
Cochabamba, capitale dell'omonimo dipartimento boliviano, dove
ha assicurato che "si tratta di un caso già indagato e chiuso
dalla giustizia".
"Già nel 2020, (l'ex presidente Jeanine) Añez mi ha
perseguito per questi fatti e la giustizia ha concluso che non
c'era nulla, ecco il documento del 10 dicembre 2020", ha
affermato Morales esibendo una presunta copia della sentenza di
assoluzione.
Secondo il leader e fondatore del Movimento per il Socialismo
(Mas) le quattro inchieste simultanee avviate dalla magistratura
nei suoi confronti rappresentano una rappresaglia dell'esecutivo
in risposta alla marcia di protesta da lui convocata a
settembre.
"Dopo la Marcia per Salvare la Bolivia hanno attivato
contemporaneamente 4 procedimenti penali, è una campagna sporca
che ha l'obiettivo di annullare politicamente qualsiasi opzione
elettorale che rappresenti un'alternativa per uscire dalla crisi
economica", ha detto.
Morales punta a ripresentarsi alle presidenziali del 2025 e a
competere contro l'ex delfino Arce - suo ministro dell'Economia
dal 2006 al 2017 - accusato di aver tradito la causa del Mas e
di essere il responsabile dell'attuale crisi economica in
Bolivia.
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