L'economia del Venezuela dovrebbe
chiudere il 2024 con un'espansione del 3%. E' quanto stima il
Fondo monetario internazionale (Fmi) nel rapporto sulle
prospettive regionali in cui prevede la stessa crescita del Pil
anche per il 2025. Caracas dovrebbe chiudere così i conti
segnando una performance superiore a quella della media di
America Latina e Caraibi prevista al 2,2% nel 2024 e nel 2025.
Il migliore disimpegno del Pil venezuelano è dovuto
principalmente alla ripresa - seppur parziale - della produzione
petrolifera affidata per oltre la metà alle compagnie
internazionali Chevron, Repsol ed Eni.
Il Fondo ha sottolineato la positiva riduzione
dell'inflazione nel Paese, calata più rapidamente di quanto
previsto. La stima a fine 2024 è che l'indice dei prezzi si
fermi al 60%, contro il 190% con cui aveva chiuso 2023, in uno
scenario molto migliore rispetto all'iper-inflazione registrata
negli anni precedenti.
La frenata dell'inflazione è attribuita dall'Fmi a una
maggiore stabilità del tasso di cambio, dovuta all'aumento degli
interventi della Banca centrale sul mercato, e con un moderato
aumento della spesa fiscale alla vigilia delle elezioni.
Tuttavia "il Venezuela resta immerso in una profonda crisi
economica, politica e umanitaria" che ha portato circa 7,8
milioni di persone (il 25% della popolazione) a lasciare il
Paese dal 2014. "L'incertezza politica" a seguito delle
contestate elezioni presidenziali di luglio "ha pesato
negativamente sulla domanda interna, che è rimasta stagnante",
conclude.
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