Due sostenitori dell'ex presidente
boliviano Evo Morales - considerati vertici dell'organizzazione
"stato maggiore del popolo" - sono stati arrestati nell'ambito
dell'inchiesta sui blocchi alla circolazione attuati
ininterrottamente per 23 giorni tra ottobre e novembre rendendo
impossibile la distribuzione di generi di prima necessità e
causando un danno all'economia stimato in circa 2 miliardi di
euro.
Gli attivisti contadini Ramiro Cucho e Humberto Claros
rispondono di terrorismo e altri crimini commessi nel corso
delle proteste in cui più volte i manifestanti si sono scontrati
con la polizia utilizzando anche esplosivi. La mobilitazione era
iniziata all'indomani dell'avvio di un'indagine contro l'ex capo
dello Stato per presunti abusi sessuali su minore, vista da
Morales e dai suoi sostenitori come l'ultima fase di una
"persecuzione politica" orchestrata da mesi contro di lui dal
presidente ed ex suo delfino Luis Arce nel tentativo di
impedirgli di candidarsi alla presidenza alle elezioni del 2025.
In risposta agli arresti definiti "sequestri", Morales ha
annunciato nuove mobilitazioni contro il governo accusato di
violare il diritto alla protesta dei cittadini. "Bisogna
adottare delle misure finché il governo non sarà rimosso", ha
scritto su X ricordando che già 104 militanti sono stati
arrestati nell'ambito delle proteste contro l'esecutivo.
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