I sei oppositori venezuelani
esiliati presso l'ambasciata argentina di Caracas hanno chiesto
ai presidenti di Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, e
Argentina, Javier Milei di fare tutto il possibile per
facilitare la loro partenza dal Paese, dove riferiscono di
vivere in stato di "assedio".
Nel corso di una conferenza stampa diffusa sui social media
del partito Vente Venezuela, i sei collaboratori della leader
dell'opposizione, Maria Corina Machado, hanno denunciato che le
condizioni di vita presso la sede diplomatica di Buenos Aires -
dove si trovano da marzo - sono ulteriormente peggiorate negli
ultimi tempi.
"Gli agenti di sicurezza del governo di Nicolas Maduro hanno
convertito l'area intorno all'ambasciata in un centro di
spionaggio, pieno di tiratori scelti. Li vediamo con il volto
coperto da passamontagna nei palazzi vicini caricando fucili con
mirini telescopici", ha dichiarato Omar Gonzalez. "Questa è
parte della tortura cui siamo sottoposti semplicemente per
lottare a favore della democrazia", ha aggiunto.
Dopo l'espulsione dei diplomatici argentini, l'ambasciata è
sotto tutela del Brasile, e al governo brasiliano gli oppositori
hanno rivolto l'appello a "raddoppiare gli sforzi prima che la
situazione possa ulteriormente peggiorare". Dopo aver tagliato i
rifornimenti elettrici e idrici alla struttura in diverse
occasioni, nelle ultime settimane le autorità hanno impedito
l'accesso di dipendenti e ai parenti dei politici esiliati.
"Sono mesi che non vediamo le nostre famiglie", hanno affermato
Magali Meda e Pedro Urruchurtu. "La bandiera brasiliana ci
protegge e sappiamo che il presidente Lula è un democratico che
ha già manifestato la sua preoccupazione sul Venezuela", hanno
concluso, auspicando un intervento per ottenere un salvacondotto
per espatriare.
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