Dietro l'offensiva lanciata dai
guerriglieri dell'Esercito di liberazione nazionale (Eln) contro
i dissidenti delle disciolte Forze armate di rivoluzionarie di
Colombia (Farc) in Catatumbo si nasconde "una forza straniera".
Lo ha affermato il presidente colombiano Gustavo Petro,
evidenziando che per questo motivo la crisi umanitaria nata a
seguito di rappresaglie, rastrellamenti ed esecuzioni sommarie
deve essere considerata "un problema di sovranità nazionale".
Quasi 50mila persone sono state costrette ad abbandonare le
proprie case e almeno altre 23mila sono convinta nelle proprie
abitazioni. "L'Eln straniero" si è svincolato dalla guerriglia
originaria, ha detto Petro. "Il problema che affrontiamo oggi in
Catatumbo è una guerra per il narcotraffico. E con la cocaina
non si fa alcuna rivoluzione nel mondo", ha aggiunto il
presidente, secondo cui "le loro azioni, non sono più come
quelle cui eravamo abituati. Si muovono come paramilitari. E
quello che hanno fatto è stato uccidere", ha proseguito Petro.
"In passato l'Eln ha difeso la popolazione e ha fatto una
rivoluzione per migliorare la vita, e adesso ha finito per fare
il contrario. Bisogna dirlo", ha sottolineato il capo dello
Stato che immediatamente dopo l'avvio degli scontri ha sospeso
il negoziato di pace in corso tra alti e bassi con l'Eln e
dichiarato lo stato di emergenza per 'agitazione interna' per
poter gestire l'esodo delle popolazioni locali. Dal canto loro,
i dissidenti Farc riuniti nel 'Fronte 33', entrato nel mirino
dell'Eln, hanno annunciato di non voler combattere contro i
guerriglieri e chiesto un cessate il fuoco al governo per
avviare un negoziato di pace.
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