Mentre il mondo dei ricchi si prepara a diventare ancora più ricco grazie ai dazi, alle terre rare e all’alta finanza, in un letto d'ospedale de La Avana a Cuba, da più di sessanta anni sottoposta a un duro embargo internazionale, inizia la dura lotta per la vita di Filomeno.
Nasce da una madre avanti con l’età due mesi prima del tempo naturale previsto e pesa solo 1175 grammi. La sua vita da campione di maratona inizia subito: tra le braccia dell'infermiera corre i 700 metri più importanti della sua esistenza che lo separano dalla stanza dove un'obsoleta incubatrice lo tiene e non lo tiene. Deve successivamente raggiungere i piani superiori che, senza ascensore per mancanza di elettricità dovuti agli apagones (blackout non sempre previsti), non è proprio facile, gli manca l'ossigeno e il suo corpicino è solo una piccola scheggia in mezzo ad altri tanti umani bisognosi di cure. Ma ci arriva a quel piano e si sistema nel suo cubicolo come meglio può.
Come dice la mamma A., inizia la sua nuova vita da vero cubano: a la lucha diaria! Il papà W., che ha già altri figli ma desiderava averne un altro con A, si dota di un'arma poco utilizzata in questo momento: la fede. La fede, come spesso erroneamente si pensa, non è legata a una religione o a una filosofia: la fede è la nostra individuale capacità per cambiare le cose che non ci vanno bene e si contrappone alla scelta dell’abbandono, della rinuncia.
E così papà W. apre una chat su Whatsapp nella quale racconta fin dai primi momenti la difficile battaglia di un neonato nell’era dell’intelligenza artificiale che grazie alla sua tenacia ed all’amore e la solidarietà di medici e personale paramedico di giorno in giorno aumenta il suo peso e migliora le sue condizioni di salute. La chat #Filomeno y Nosotros racconta e nello stesso tempo aiuta i genitori a non sentirsi soli sperando e perché no? pregando perché Filomeno riesca a superare la notte, e così notte dopo notte.
Tra i commenti della chat su Filomeno emergono due aspetti di chi vive nello stesso pianeta: i cubani che lottano quotidianamente per vivere in un momento difficile in cui l’economia vacilla tra recessione e inflazione ed i sensi di colpa di quelli che vivono da questa parte del mondo che hanno tutto (ma non basta mai) e si accorgono di come uno strumento come l’ascensore, che per noi è scontato, in un altro posto possa fare la differenza per mantenersi in vita. E giorno dopo giorno la chat aumenta fino ad includere migliaia di persone, amici di amici per lo più sconosciuti alla coppia. Chi da consigli su come affrontare il momento, chi semplicemente li appoggia con tifo da stadio, in una miscellanea di idiomi, di suoni diversi. E da tutto il mondo arrivano le foto di solidarietà con i fiocchi sulle dita delle mani come un fioretto per Filomeno che non è solo in questa lotta. E finalmente arrivano le foto che tutti aspettavamo: quella del peso che supera i 2 chili ed è fuori pericolo.
Arrivano le prime foto del piccolo e come non innamorarsi di un bambino che ancora non pesa un chilo e mezzo, quando lo tolgono dalla culla quando lo vestono e così fino ad oggi in questa lotta comune che il padre e la madre hanno affrontato con pochi mezzi in maniera dignitosa, le assenze di elettricità, medici preparati e solidali, paramedici che, sia a Filomeno che a tutti gli altri bambini ricoverati nel reparto di Neonatologia di questo ospedale, dedicano tutta la loro fatica, il loro impegno per la vita, dimostrando che la differenza non la fa l’Economia, ma il cuore.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA