La Corte Suprema indiana, in
un incontro con il Vice Procuratore Generale dello stato Tishar
Metha, ha proposto al governo di costituire un gruppo di
mediazione "neutro" con rappresentanti delle organizzazione
contadine di tutto il paese ed esponenti del governo, dopo il
fallimento dei colloqui dei giorni scorso a Delhi.
I media riferiscono che lo stesso Presidente della Corte S.A.
Bobde, che era affiancato dai giudici A.S. Bopanna e V.
Ramasubramanian ha detto a Metha: "I vostri negoziati non hanno
ottenuto nulla sinora. La protesta tocca tutti e diventerà
presto un problema per tutta la nazione".
Secondo Metha, "Il governo è pronto a discutere, ma i
contadini hanno girato le spalle a tutte le offerte chiedendo
l'abolizione delle leggi e nient'altro". Ma il presidente della
Corte ha ribadito: "I contadini pensano che le leggi siano
contrarie ai loro interessi. L'atteggiamento del governo non
porta a nulla. Se volete ottenere qualcosa, dovete incontrare
gli agricoltori assieme a noi, che faremo da mediatori".
Con la loro protesta, che si protrae da 21 giorni ed già
stata definita la più grande manifestazione nella storia
dell'India indipendente, i contadini chiedono di cancellare le
tre nuove leggi sul settore agrario approvate a settembre, senza
nessuna consultazione preventiva da parte del governo. La
riforma, di stampo liberista, abolisce i "Mandi", i mercati
all'ingrosso gestiti dagli stati, in cui i contadini vendevano i
loro prodotti, con un prezzo minimo garantito, e apre al mercato
libero. Il timore degli agricoltori, che in stragrande
maggioranza lavorano su terreni di piccolissime dimensioni, è di
finire strangolati dalle corporation dell'agroalimentare, nei
confronti delle quali non avranno alcuna forza contrattuale.
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