Sabato prossimo 26 marzo a Baghdad è prevista l'attesa seduta del parlamento per l'elezione del presidente della Repubblica, che secondo la convenzione politica interna deve appartenere alla comunità curda.
Lo riferiscono media di Baghdad, secondo cui i partiti rappresentanti nell'assemblea nazionale sono però ancora divisi sul nome del futuro capo dello Stato.
La maggioranza parlamentare, formata dai deputati del leader sciita Moqata Sadr, da quelli del Partito democratico del Kurdistan (Pdk) del clan Barzani e da quelli del partito del presidente del parlamento Muhammad Halbusi, sostiene Reber Ahmed Barzani, esponente di secondo piano della famiglia Barzani.
A questo fronte si contrappone una minoranza di deputati, sostenuti però dall'Iran, che appoggiano la candidatura del presidente uscente, Barham Saleh, in quota del partito dell'Unione Democratica del Kurdistan (Udk), guidato dal clan curdo dei Talabani, rivali dei Barzani.
Dal 2005 la posizione di capo di Stato è di fatto in mano a esponenti dell'Udk anche se alle precedenti elezioni del 2018 il Pdk ha provato a insidiare questo primato.
Di fronte allo stallo negoziale in vista della seduta del 26 marzo, proseguono intensi i negoziati tra le parti per evitare uno scontro in aula che, secondo analisti locali, potrebbe avere ripercussioni negative sulla stabilità politica dell'intero paese.
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