L'immagine simbolo: un uomo solo davanti ai carri armati, a Pechino. A 35 anni dal massacro di piazza Tiananmen rimane nella memoria quell'orrore ma resta anche una ferita aperta per la società e per il mondo politico cinesi.
Cosa accadde tra il 3 e il 4 giugno del 1989?
La drammatica vicenda, in realtà, ha origine quasi due mesi prima. Il 22 aprile 1989 decine di migliaia di studenti scendono in piazza per i funerali di Hu Yaobang, il leader destituito nel 1987, dopo essere stato l’artefice delle riforme promosse da Deng Xiaoping.
Nella notte tra il 3 e il 4 giugno del 1989, le truppe dell'Esercito di liberazione popolare fanno irruzione nella piazza, scatenando la violenta repressione: centinaia di persone, studenti e cittadini che cercavano di difenderli, furono uccisi dai soldati, chiamati a intervenire dopo due mesi di serrata lotta politica tra i dirigenti favorevoli alla trattativa con gli studenti e i sostenitori della linea dura.
In seguito, il Partito afferma che si è tratta di un "moto controrivoluzionario", rifiutandosi di fornire il numero delle vittime e i loro nomi e negando il massacro.
Il compito è stato svolto dal gruppo spontaneo delle "madri di piazza Tiananmen" - donne i cui figli sono morti sulla piazza centrale di Pechino e nelle vie adiacenti - che hanno dato un nome e un cognome a oltre 200 vittime.
Alcuni dati citano 400 morti, ma secondo i gruppi umanitari le vittime potrebbero essere state migliaia.
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