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Non solo Catalogna, ecco l'Europa delle 'piccole patrie'

Non solo Catalogna, ecco l'Europa delle 'piccole patrie'

La secessione catalana potrebbe aprire il vaso di Pandora

ROMA, 28 settembre 2015, 11:33

Mattia Bernardo Bagnoli

ANSACheck

Manifestazione indipendentista in Catalogna © ANSA/EPA

Manifestazione indipendentista in Catalogna © ANSA/EPA
Manifestazione indipendentista in Catalogna © ANSA/EPA

Fosse solo la Catalogna. L'Europa è costellata di partiti, sigle o movimenti che puntano a veder riconosciute ai loro territori forme di autonomia, se non di indipendenza vera e propria. L'esempio più eclatante è senz'altro la Scozia, che proprio un anno fa è andata alla urne per decidere, in uno storico referendum, se far parte o meno del Regno Unito. I secessionisti, alla fine, hanno perso.

    L'esercizio democratico, però, ha dato forza a chi nel Vecchio Continente spinge per veder riconosciuta "l'autodeterminazione dei popoli".

    Ecco allora che - sempre per restare al caso scozzese - la nuova leader dello Scottish National Party, Nicola Sturgeon, si è detta possibilista rispetto all'ipotesi d'indire un secondo referendum - da tenersi entro il 2021 - anche in virtù dello straordinario successo ottenuto alle scorse politiche britanniche. Tema molto sensibile visto che il Regno Unito pullula di sigle autonomiste e indipendentiste, come il gallese Plaid Cymru o il Mebyon Kernow, il partito che punta a veder riconosciuta la specificità della Cornovaglia. Per non parlare ovviamente dell'Irlanda del Nord, per decenni piagata dai secessionisti dell'Ira, dove le tensioni tra il Sinn Fein (favorevole alla unificazione con l'Eire) e il partito unionista Dup sono sempre vive nonostante il successo degli accordi del Venerdì Santo del 1996.

    La Spagna, ad ogni modo, è l'altro grande Stato europeo tradizionalmente attraversato da istanze regionaliste, Paesi Baschi in testa. L'Eta, per anni, ha dichiarato guerra a Madrid e le violenze erano all'ordine del giorno. La verità però è che quasi ogni regione vorrebbe veder riconosciuta la sua 'specificità'. Così in Andalusia oppure in Galizia o nell'Aragona, passando per le Canarie. La Francia poi se l'è dovuta vedere per anni con gli indipendentisti corsi. Il Front de Libération Nationale de Corse (Flnc) ha infatti deciso unilateralmente di avviare un processo di "demilitarizzazione" e un'uscita progressiva dalla clandestinità dopo alcune "conquiste politiche" del movimento, come la priorità agli abitanti dell'isola nelle compravendite immobiliari o il riconoscimento della lingua corsa in alcuni atti ufficiali. E adesso deve fare i conti con il partito occitano, che sogna il ritorno alla 'langue d'oc' dei trovatori.

    Quella della lingua (o dei dialetti) è una richiesta tipica.

    Anche a sud delle Bocche di Bonifacio le varie sigle indipendentiste - in primis il Partito Sardo d'Azione - ne chiedono il riconoscimento. E benché il fronte secessionista sardo sia disunito, in Sardegna il tema dell'indipendenza dall'Italia rimane popolare quanto diffuso, anche perché può contare su solide basi storiche. A imporre all'attenzione nazionale la tematica secessionista è stata invece la Padania, terra promessa della Lega Nord sin dagli scritti di Gianfranco Miglio. Per quanto, come ebbe a dire Giorgio Napolitano nel 2011, "non esiste un popolo padano e parlare di Stato lombardo-veneto è grottesco".

    La trasformazione delle Fiandre in uno stato indipendente e sovrano è poi l'obiettivo della Nieuw vlaamse alliantie (Nuova alleanza fiamminga), il partito che ha trionfato in Belgio alle ultime elezioni del 2010. Insomma, quasi ogni nazione europea, ha il suo movimento che sogna l'indipendenza e guarda al Medioevo, prima cioè che la nascita degli stati-nazione cristallizzasse la storia.
   

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