Scendono in migliaia nella piazza del comune di Molenbeek, dove si affaccia tra l'altro la casa della famiglia Abdeslam, con candele, fiori, bandiere e disegni colorati per commemorare le vittime degli attentati di Parigi e dimostrare che il quartiere non fa solo rima con 'jihad'. E lo stesso Mohamed, il fratello del kamikaze Brahim e del latitante Salah, esce sul balcone per accendere una lunga fila di candele sui davanzali delle finestre di casa e sul pavimento del terrazzino.
E' fine pomeriggio, e almeno 2.500 abitanti del comune di Bruxelles, finito nel mirino dei media da quando di nuovo è stato associato il suo nome alla scia di morti lasciata dall'Isis, si sono riuniti insieme, un mix di tutte le etnie, le origini e le religioni. Tantissimi bambini con genitori e famiglie. Dopo una perquisizione approfondita da parte della polizia, sono potuti entrare nel perimetro transennato della piazza dove hanno disegnato per terra il nome del comune, poi ricoperta di candele, e realizzato lunghi striscioni con le impronte colorate delle loro mani, la scritta 'pace' e le bandiere delle tante nazionalità differenti che vivono nella zona.
Un bimbo sulle spalle del papà porta un cartello: "I love Molenbeek", donne velate in nero un altro con dove la 'O' è il simbolo dei pacifisti che in questi giorni viene disegnato come la Tour Eiffel, simbolo della solidarietà con Parigi. Dopo gli appelli alla pace, è risuonato un minuto di silenzio. Il sindaco di Molenbeek, la liberale francofona Francoise Schepmans, ha quindi presentato le condoglianze al popolo francese, di cui sventola la bandiera sul palazzo comunale, e ha voluto ribadire: il quartiere "non è una retrovia del jihadismo".
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