Una rabbia che sedimenta ed esplode, con una cadenza più o meno decennale: questo, nella storia recente, il ritmo delle 'rivolte' della banlieue francese, quella parigina in particolare. Proteste che prendono spunto da emarginazione, conflitti sociali, incidenti con la polizia, ma che finiscono spesso in guerriglia, auto bruciate, scontri a fuoco e barricate. Nel 1995 ad esplodere furono le banlieue di Parigi, di Lione, di Marsiglia - come nel film pluripremiato di Mathieu Kassovitz, "La haine" (L'odio) - su uno sfondo di crisi politica ed istituzionale. Dopo due mandati del primo presidente socialista, Francois Mitterrand, era diventato presidente il neogollista Jacques Chirac, che aveva nominato premier il suo pupillo, Alain Juppé. La politica di tagli e di riforme lanciata da Juppé - in particolare quella delle pensioni, rimaste intoccabili per decenni in Francia - scatenò la protesta di sindacati e lavoratori, in particolare dei ferrovieri che bloccarono la capitale per settimane. Una lunga serie di regolamenti di conti nelle banlieue delle principali città aveva creato un clima incandescente. A fine 1994, tre ragazzi erano morti in successione al volante di auto rubate inseguite dalla polizia alla periferia di Lione, scatenando settimane di proteste. A Parigi, stato d'emergenza per i ripetuti attentati al metro' da parte di terroristi del GIA. Il capo della filiera francese di questa organizzazione algerina, Khaled Kelkal, viene ucciso nella banlieue di Lione in un inseguimento, la notte dopo scoppiano incidenti in quasi tutte le 'cité' più incandescenti, giovani contro polizia.
Dieci anni dopo, nell'ottobre 2005, due ragazzini che rientravano a casa nella banlieue parigina dopo una partita di calcio muoiono folgorati in una cabina dell'elettricità dove si nascondevano dalla polizia. Cominciano settimane di proteste e disordini, ogni notte auto bruciate e danneggiamenti, le banlieue e il modello di integrazione francese tornano nel cuore del dibattito politico. Alla fine, le cifre parlano di 300 edifici e quasi 9.000 auto incendiate, 130 feriti fra poliziotti e manifestanti. Nuova fiammata, due anni dopo, nel 2007, in occasione dell'elezione di Nicolas Sarkozy alla presidenza della Repubblica. Da ministro dell'Interno, in una visita in banlieue, aveva detto di voler "ripulire" quei quartieri con il "karcher", dal nome della marca dei pulitori a vapore.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA