Un imbarazzato silenzio e il timore di dover fare i conti, da lunedì prossimo, con una nuova grana di cui le cancellerie europee, già alle prese con la Brexit e l'esigenza di rilanciare il progetto europeo, farebbero molto volentieri a meno. E' questo il clima che si respira a Bruxelles, nei palazzi delle istituzioni Ue, alla vigilia del voto in Catalogna sull'indipendenza dalla Spagna. "Non faremo niente, guarderemo come tutti gli altri lo svolgersi degli eventi", ha detto oggi un portavoce della Commissione rispondendo all'ennesima raffica di domande da parte dei giornalisti. A Tallin, in occasione del vertice europeo informale sul digitale, il presidente dell'esecutivo europeo, Jean-Claude Juncker, ha dribblato l'argomento ribadendo che si tratta di "questioni istituzionali" interne agli Stati membri "di cui non si è parlato" nel corso degli incontri svoltisi nella capitale estone. Dove il premier spagnolo Mariano Rajoy non è andato per restare a Madrid e seguire da vicino quanto sta accadendo in Catalogna.
Tuttavia, dal summit - la prima occasione dopo le elezioni tedesche per fare il punto sulle iniziative per rilanciare l'Ue - non sono mancate dichiarazioni a sostegno del collega spagnolo. Come quelle del presidente francese Emmanuel Macron, il quale ha espresso "fiducia in Rajoy e nella sua difesa degli interessi di tutta la Spagna. La Francia ha bisogno di un partner forte". Tuttavia, anche Macron ha sottolineato di non avere "commenti o consigli da dare: serve serenità".
Il 'mantra' resta quindi quello della non ingerenza. "Rispettiamo le leggi di ciascun Paese", ha osservato il premier Paolo Gentiloni, "senza intrometterci nelle loro dinamiche interne ma facendo riferimento alle norme vigenti". "La costituzione spagnola è legge europea e va rispettata", ha osservato dal canto suo il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani. "Ma è chiaro - ha poi aggiunto - che da lunedì deve cominciare il dialogo tra Madrid e Barcellona". Il presidente del Pe ha poi respinto ogni parallelismo con il referendum svoltosi in Scozia. In quel caso, ha spiegato, la consultazione popolare fu fatta con il consenso di Londra.
Ad ogni modo la preoccupazione che il voto catalano possa rilanciare le aspirazioni indipendentiste mai scomparse del tutto in diverse regioni dell'Ue c'è. Ma per qualcuno sono gli stessi governi a dover recitare il 'mea culpa'. Perchè "gli egoismi nazionali hanno preso il sopravvento sull'ideale federalista europeo - si osserva - ed è quindi naturale che ci sia una maggiore voglia di indipendenza anche all'interno dei singoli Paesi".
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