Il Kosovo celebra oggi il 14/mo anniversario della sua proclamazione di indipendenza dalla Serbia in un'atmosfera di festa per la conferma della propria libertà e sovranità, ma al tempo stesso di grande incertezza per le nubi che si addensano sul prosieguo del dialogo facilitato dalla Ue per la normalizzazione dei rapporti con Belgrado.
La presidente Vjosa Osmani e il premier Albin Kurti hanno reso omaggio a coloro che hanno lavorato e combattuto per la libertà e l'indipendenza del Kosovo, sottolineando l'impegno ad andare avanti nel consolidamento delle istituzioni democratiche e sulla strada verso l'integrazione euroatlantica.
In giornata sono in programma numerosi eventi celebrativi. A Pristina, dove la sede del governo e tutti gli edifici pubblici mostrano la bandiera nazionale del Kosovo, verrà reso omaggio al defunto primo presidente Ibrahim Rugova, con il parlamento che si riunirà in seduta solenne. Sulla Piazza Madre Teresa, nel centro della capitale, si terrà la tradizionale sfilata degli effettivi della Forza di sicurezza del Kosovo e della Polizia nazionale, e in serata è previsto un concerto all'aperto.
Stamane paracadutisti si sono lanciati sulla capitale mostrando le bandiere del Kosovo e dell'Albania.
L'indipendenza proclamata da Pristina il 17 febbraio 2008 è stata riconosciuta da un centinaio fra i 193 Paesi rappresentati alle Nazioni Unite. Ma su questo i dati divergono a Pristina e a Belgrado. Per la parte kosovara i riconoscimenti sarebbero oltre 100, mentre la Serbia sostiene che a tutt'oggi sono 92 i Paesi che riconoscono l'indipendenza del Kosovo, ancora considerato da Belgrado parte integrante del proprio territorio, provincia meridionale a maggioranza di popolazione di etnia albanese. Negli ultimi anni, grazie a una intensa attività della diplomazia serba, 18 Paesi hanno revocato il proprio sì all'indipendenza. Riconoscono Pristina tutti i principali Paesi occidentali, compresi Usa e Italia. Appoggiano invece la Serbia Russia e Cina, entrambi membri permanenti del consiglio di sicurezza Onu. Anche cinque Paesi dell'Ue non riconoscono il Kosovo: Spagna, Grecia, Romania, Cipro e Slovacchia. Dal 2011 l'Unione europea media in un dialogo con l'obiettivo di arrivare a un accordo sulla normalizzazione dei rapporti tra Belgrado e Pristina. Ma tale negoziato attraversa una fase di prolungato stallo per la grande distanza che permane nelle rispettive posizioni. Il nodo principale resta la creazione di una Comunità delle municipalità serbe in Kosovo, prevista dagli accordi già conclusi e reclamata a gran voce da Belgrado, ma della quale Pristina non vuol sentir parlare, ritenendo tale organismo incostituzionale. A ciò si è aggiunto il divieto opposto da Pristina a consentire ai serbi del Kosovo di votare nelle consultazioni elettorali in Serbia. Un problema, questo, che si porrà con forza per le elezioni del 3 aprile, quando in Serbia si voterà per le parlamentari, presidenziali e locali a Belgrado.
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