"Finché non ci sarà una libera
circolazione delle genti non saremo civili", tuona appassionato
Oliviero Toscani in un'intervista all'ANSA - in occasione dei
suoi 80 anni, che compie il 28 febbraio - pensando a tutta la
strada che c'è ancora da fare, al mondo "che diventa sempre più
elitario con i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più
poveri". Fino all'Ucraina e all'orrore di una guerra che lo
angoscia e lo preoccupa, che ne scatena la rabbia ("tutti
preoccupati solo del prezzo della benzina che cresce, ma è
possibile?") ma che forse è l'unica cosa che oggi non avrebbe
voglia di andare a raccontare: "fare il fotografo di guerra in
modo creativo non è più possibile", sbotta, "non devi più
inventare niente". Eppure il legame tra fotografia e storia è
strettissimo, ti fa notare impetuoso, perché la fotografia oggi
può essere arte "ben più delle tante opere del contemporaneo che
affollano le gallerie". Ma di più, incalza, "E' la memoria
storica del mondo".
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