Salah Abdeslam, principale imputato
al maxiprocesso per le stragi jihadiste a Parigi nel 2015 e
unico superstite dei commando che uccisero 130 persone, ha
scelto di ricorrere alla "facoltà di non rispondere" in
occasione, oggi, dell'interrogatorio in aula sui suoi movimenti
la sera di quel 13 novembre.
"Signor presidente, signori della corte - ha detto Abdeslam
in apertura di udienza - oggi desidero utilizzare la mia facoltà
di non rispondere". Il presidente del tribunale, Jean-Louis
Périès, ha replicato: "bene, io farò delle domande e non avrò
risposte, giusto?". "Esattamente", ha risposto con calma
l'imputato. "Per quale motivo? - lo ha incalzato il magistrato -
lei a volte è stato provocatorio, ma ha trovato anche parole di
comprensione per le vittime". "Ci sono molte ragioni per non
parlare - ha risposto Abdeslam - una di queste è proprio che
vengo definito provocatore, per questo non voglio più
esprimermi. E' mio diritto, non devo giustificarmi". "Ho fatto
degli sforzi - ha aggiunto - ho mantenuto il silenzio per 6
anni. Poi ho cambiato idea, mi sono espresso nei confronti delle
vittime con rispetto. Oggi, non voglio più farlo. Non ce la
faccio più".
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