Nella messa a conclusione del convegno di studi Il Codice di Camaldoli, 80 anni dopo, il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha detto che "altri sono i tempi storici nei quali viviamo: là eravamo dentro la catastrofe del fascismo e della guerra, alla vigilia della costituzione di quel che sarà il 'Partito cattolico', ora siamo trent'anni dopo la sua fine, in una situazione geopolitica totalmente diversa, anche se una inopinata guerra nel cuore dell'Europa sembra voler ravvivare macabre nostalgie totalitarie".
Rievocando nell'ottantesimo anniversario del Codice di Camaldoli la genesi di quel testo fondante per il cattolicesimo in politica, il card. Parolin ha ricordato che, proprio alla vigilia della caduta del regime fascista, "dal 18 al 24 luglio 1943 un gruppo di intellettuali - laici e religiosi - cattolici si riunì, presso questo monastero, sotto la guida di mons. Adriano Bernareggi, con l'intento di confrontarsi e riflettere sul magistero sociale della Chiesa, sui problemi della società, sui rapporti tra individuo e Stato, tra bene comune e libertà individuale". Il Codice fu poi pubblicato nel 1944, "e la sua influenza fu rilevante non solo sugli esponenti del cattolicesimo sociale, sulla loro formazione, ma sulla stessa stesura della futura Carta Costituzionale".
"Credo che noi, oggi, si debba guardare a quella iniziativa allora necessaria, a quelle pagine che ne scaturirono, come si guarda ad un insegnamento, ad una lezione - ha aggiunto il cardinale segretario di Stato -. Da un insegnamento si traggono cose nuove e cose antiche. Un insegnamento va oltre i fatti che lo determinano; una lezione per essere accolta esige che non la si ripeta allo stesso modo, nella stessa forma di allora, bensì diversamente". Ecco allora che "in contesti diversi, in mondi diversi rimane necessario, indispensabile il discernimento del proprio tempo". "Comprendere la storia in atto e le sue necessità, a partire dall'ispirazione cristiana, significa elaborare una cultura adeguata che oggi è in larga parte inedita - ha concluso Parolin -. Ci sono parole da scrivere che allarghino l'orizzonte stesso del magistero. 'Doveri ignoti ad altre età', come ebbe a dire Pio XII nel 1942. È questa è oggi una responsabilità di tutto il Popolo di Dio".
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