Nell'ambito dell'ultimo giorno
del festival 'Way Out West' a Göteborg, si è tenuta la prima
svedese di 'After Work'. Il documentario, già uscito nelle sale
italiane lo scorso giugno, che affronta la relazione delle
persone con il mondo del lavoro in un mondo sempre più
tecnologico, attingendo esempi dal Sud Corea, gli Stati Uniti,
il Kuwait e l'Italia.
Al termine della proiezione, il regista italo-svedese Erik
Gandini ha risposto alle domande del pubblico. "Penso che
l'Italia abbia una marcia in più quando si tratta di non essere
vittime di questa ideologia del lavoro", ha dichiarato all'ANSA,
esaminando le differenze nel mondo del lavoro tra i suoi due
paesi. "In Svezia, pur essendo un paese ricco, non si discute
minimamente di una riduzione della settimana lavorativa e ci
troviamo di fronte a un'età pensionabile sorprendentemente
alta", ha commentato Gandini.
Il documentario si sofferma sul fenomeno dei 'neet' in Italia
(persone che non lavorano e che non sono in un percorso di
formazione), che, secondo il regista, vengono spesso visti sotto
una cattiva luce ma che riflettono una fase di transizione della
società: "I giovani della generazione Z hanno visto forse noi, i
loro genitori, dedicarci al lavoro in modo malsano ed è giusto
che cerchino qualcosa al di là" ha concluso Gandini.
Il film uscirà nelle sale cinematografiche svedesi a
settembre.
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