L'ex presidente della Generalitat
ed eurodeputato Carles Puigdemont torna a presiedere il
Consiglio della Repubblica, una sorta di governo in esilio e
"legittimo" della Catalogna, da lui stesso costituito in Belgio,
dove è riparato all'indomani della dichiarazione di indipendenza
del 2017, dopo aver vinto con 8.263 voti (oltre il 92%) le
elezioni interne, che hanno registrato una partecipazione
minima, inferiore al 10%.
Le elezioni si sono svolte mediante voto diretto dei circa
100.000 iscritti all'organismo, che ha per obiettivo quello di
culminare il processo politico verso la "Repubblica catalana",
per "eseguire il mandato del referendum del 1° ottobre" 2017,
ovvero la proclamazione unilaterale dell'indipendenza catalana.
Puigdemont, leader di Junts per Catalunya, si è imposto su altri
due candidati, Jordi Castellà e Lluis Felipe, che hanno ottenuto
rispettivamente il 5,5% e lo 0,8% dei consensi.
Il Consiglio della Repubblica catalana, non ha mai svolto
alcuna funzione formale. L'obiettivo della secessione appare
peraltro oggi in contraddizione con i negoziati condotti da
Junts con il Psoe per la legge di amnistia e, prima, per
l'investitura a premier di Pedro Sanchez, che ha sempre indicato
l'ambito costituzionale come linea rossa di negoziato. Un
dialogo che potrebbe spiegare l'alta astensione dell'ala 'dura'
del movimento indipendentista. Mentre il Consiglio della
repubblica non è visto di buon occhio dai repubblicani di
sinistra di Esquerra Republicana de Catalunya, timorosi che
Junts lo possa utilizzare come contropotere rispetto al
presidente della Generalitat, Pere Aragones, di Erc.
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