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Il regista Chernov, quei 20 giorni a Mariupol, il mondo ci aiuti

Il regista Chernov, quei 20 giorni a Mariupol, il mondo ci aiuti

All'ANSA il candidato all'Oscar per il docu, 'massacro si fermi'

ROMA, 23 febbraio 2024, 14:52

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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E' straziante al limite del sostenibile "20 Days in Mariupol", il film che dal debutto al Sundance sta facendo man bassa di premi, l'ultimo il Bafta domenica 18 febbraio, ed è candidato per l'Oscar al miglior documentario. L'autore, Mstyslav Chernov, 39 anni è ucraino di Charkiv, un giornalista di gran razza dell'agenzia di stampa Ap, che nel 2023 ha vinto il Pulitzer Premio Public Service - Giornalismo per il bene pubblico per la copertura esclusiva dell'assedio di Mariupol e il Premio Breaking News Photography - per le immagini non filtrate sugli orrori della guerra in Ucraina. Da quella esperienza è nato il documentario. Lo scenario è quello della città che per prima sperimentò l'assedio delle truppe russe nell'invasione che il 24 febbraio compie tristemente due anni senza spiragli di soluzione. Mstyslav Chernov è arrivato a Los Angeles per partecipare alla campagna per gli Oscar.
    E' un film brutale, emotivamente forte. "Non ci sono filtri, è quello che mi sono trovato a vivere. Siamo abituati a film di guerra, a serie tv avvincenti e siamo anestetizzati da un certo tipo di immagini ma quello - risponde Chernov all'ANSA - che si vede in 20 Days in Mariupol è vita vera, strazio vero". Il film, distribuito in Italia da Cineagenzia in collaborazione con Internazionale, racconta i primi 20 giorni dell'assedio alla città martire: Chernov e altri reporter Ap arrivarono e rimasero intrappolati.
    Due anni di invasione di Putin, "ma per sopravvivere bisogna continuare a sperare, combattere ancora. Il supporto delle persone all'Ucraina ci spinge a non mollare, sarà una utopia? Al momento restiamo in una catastrofe".
    Chercov è un reporter di guerra, ha filmato la Siria, l'Iraq, Gaza: "Ogni storia è diversa, ma l'impatto devastante dei conflitti sui civili no, 20 Days in Mariupol porta questo messaggio universale 'torniamo ad essere umani'".
    Il film è importante anche per sottolineare il ruolo della stampa, "ci sono stati moltissimi morti tra i giornalisti in tutto il mondo, un'escalation che riflette una tendenza, soffocare il valore fondamentale della libertà di stampa". La notte degli Oscar il 10 marzo "è un momento per continuare a gridare aiuto per la mia Ucraina".
   

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