Il triangolo di Weimar si ritrova unito sulla necessità che Putin non debba vincere. E mobilita l'Europa per offrire il maggior sostegno possibile all'Ucraina. L'incontro a Berlino tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente francese Emmanuel Macron e il premier polacco Donald Tusk, arriva all'indomani delle parole del capo dell'Eliseo, che ha ribadito di non escludere in futuro l'invio di truppe occidentali al fianco di Kiev. Ma Francia, Germania e Polonia "non prenderanno mai l'iniziativa di un'escalation", ha rassicurato Macron dopo che il collega tedesco aveva illustrato le "priorità" concordate dai tre leader, tra cui "una nuova coalizione" per le armi a lungo raggio.
Il vertice - il primo del formato da giugno 2023 - ha provato a dissipare le tensioni tra Parigi e Berlino, sfociate in aperte divergenze su come dare sostegno all'Ucraina. Mentre i partner europei sono frustrati dal rifiuto di Scholz di fornire i suoi missili Taurus a lungo raggio a Kiev, Berlino non ha nascosto l'irritazione per le ultime uscite di Macron, a cominciare ovviamente dall'ipotesi di inviare truppe Nato. Mercoledì Scholz ha ribadito in Parlamento che la partecipazione dei soldati tedeschi al conflitto è "un limite che non vuole oltrepassare". Una posizione condivisa anche dall'Italia, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha escluso la possibilità di mandare soldati in Ucraina. Perché "entrare e fare guerra alla Russia - ha avvertito il titolare della Farnesina - significa rischiare la Terza guerra mondiale".
"Sogni folli e paranoici", ha invece attaccato il capo dei servizi segreti esteri russi Sergei Naryshkin commentando le parole del capo dell'Eliseo. Mentre per il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, la Francia è già stata "trascinata nel conflitto" e con queste affermazioni è pronta ad aumentare il suo coinvolgimento.
Al netto del dibattito sulle truppe occidentali, a Berlino i leader dei tre Paesi hanno concordato "l'immediato approvvigionamento di un numero ancora maggiore di armi per l'Ucraina sull'intero mercato mondiale" e "l'ampliamento della produzione di equipaggiamenti militari", ha spiegato Scholz in conferenza stampa. "Poi aumenteremo anche il nostro sostegno nell'ambito dell'Unione Europea", ha assicurato il cancelliere.
Sotto questo aspetto, "utilizzeremo i profitti significativi dei beni russi congelati in Europa per sostenere finanziariamente l'acquisto di carri armati per l'Ucraina", ha spiegato il leader tedesco proprio mentre fonti comunitarie hanno rivelato che il vento è cambiato a Bruxelles: dopo mesi di discussione, tra gli Stati membri pare che si sia trovato un accordo sugli asset russi, e non si esclude che Commissione e Servizio di Azione Esterna possano presentare una proposta prima del vertice dei leader della prossima settimana.
"Da qui inviamo questo nuovo segnale di sostegno a Kiev", ha sottolineato ancora Scholz. "Ma stiamo anche inviando un chiaro segnale a Mosca: il presidente russo Vladimir Putin deve sapere che il nostro sostegno all'Ucraina non verrà mai meno, siamo incrollabili e uniti al suo fianco". Per Kiev però le parole devono tradursi rapidamente in aiuti militari: le gravi carenze di munizioni hanno costretto gli ucraini a cedere terreno all'avanzata russa. Il pacchetto di aiuti statunitensi da 60 miliardi di dollari resta ancora bloccato al Congresso e anche Biden ha riconosciuto che 300 milioni di dollari di sostegno temporaneo annunciato martedì "non sono sufficienti". Con queste premesse, gli asset russi potrebbero contribuire a dare respiro ai fondi per armare gli ucraini. Intanto, la Commissione Ue ha stanziato i 500 milioni di euro previsti dalla legge a sostegno della produzione di munizioni (Asap) che consentirà all'industria europea della difesa di aumentare la propria capacità di produzione fino a 2 milioni di proiettili all'anno entro la fine del 2025. E per bloccare la corsa alle armi della Russia, il G7 sotto presidenza italiana ha messo in guardia Teheran dal trasferire missili balistici a Mosca: in caso contrario, "siamo pronti a rispondere rapidamente e in modo coordinato, anche con nuove e significative misure", hanno minacciato i Sette. Domenica ci sarà una nuova riunione degli sherpa, la prima guidata da Elisabetta Belloni.
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