In Libano lo scontro fra Israele e le truppe Onu dell'Unifil si fa sempre più teso e a Bruxelles i 27 trovano un'intesa per una dichiarazione comune in risposta alle azioni bellicose di Benjamin Netanyahu. A ritardare l'accordo - a quanto si apprende - le rimostranze della sola Repubblica Ceca.
I ministri degli Esteri si troveranno così al Consiglio del Lussemburgo con una casella in meno da riempire. Ma la strada resta in salita per arrivare al vertice Ue della prossima settimana con un linguaggio comune sul Medio Oriente. Il nodo, infatti, resta come sempre Israele. Trovare un minimo comun denominatore sull'Iran invece è più facile: il lancio di missili verrà aspramente criticato e sono in arrivo nuove sanzioni - a entità ed individui - per il trasferimento di razzi alla Russia. Secondo un alto funzionario europeo il ministro degli Esteri iraniano, Seyed Abbas Araghchi, a New York in un incontro ha ammesso che Teheran ha inviato missili dal raggio di 250km a Mosca ma ha negato che siano "balistici".
Allo studio, poi, ci sarebbero altre sanzioni settoriali. Non solo. "I 27 Stati membri stanno discutendo se classificare il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, i Pasdaran, come organizzazione terroristica, dato che il servizio legale dell'Ue ha confermato che la sentenza del tribunale di Düsseldorf viene giudicata sufficiente per poter passare al livello comunitario", sostiene la fonte. La designazione, però, non avrà alcun effetto pratico.
Più complicato arrivare ad un linguaggio comune al vertice Ue sulle azioni d'Israele. "La situazione resta molto fluida", spiega un diplomatico. I Paesi contributori di truppe alla missione di pace Unifil nel Libano meridionale - tra questi l'Italia che mette a disposizione circa 1200 unità - hanno nel mentre ribadito il loro pieno sostegno alla missione e alle attività dei caschi blu. In una lettera aperta diffusa all'Onu, i 50 Paesi affermano di "considerare il ruolo dell'Unifil particolarmente cruciale alla luce dell'escalation della situazione nella regione". I Paesi condannano quindi con forza i recenti attacchi ai caschi blu chiedendo che si fermino immediatamente e vengano adeguatamente indagati.
La missiva chiede inoltre alle parti di rispettare la presenza di Unifil, compreso "l'obbligo di garantire la sicurezza del suo personale in modo che possa continuare a espletare il suo mandato e svolgere la sua opera di mediazione e sostegno alla pace e alla stabilità nel Libano e nell'intera regione". Il Consiglio Affari Esteri ha però altre questioni di affrontare. In primis l'Ucraina. "Ho discusso con il ministro Andrii Sybiha del Piano di Vittoria dell'Ucraina, della Formula di Pace e del sostegno dell'Ue: non vedo l'ora che si unisca alla discussione con i 27 ministri per i prossimi passi", ha dichiarato l'alto rappresentante. Sul tavolo gli aiuti militari e il sostegno alla rete elettrica.
Il Servizio di Azione Esterna ha poi architettato un meccanismo di contributi volontari per aggirare il veto di Budapest, che da ormai oltre un anno blocca il rimborso di 6,6 miliardi di euro a diversi Paesi Ue nell'ambito delle azioni del Fondo Europeo per la Pace (Epf). Si tratta di una questione squisitamente interna - il materiale bellico è già stato consegnato - ma se non si trova una soluzione si rischia di minare l'appetito di certe nazioni a proseguire le consegne. "Non siamo ancora arrivati a quel punto ma potremmo arrivarci", spiega una fonte. Da qui le soluzioni creative. "Con i contributi volontari potremmo risolvere un problema ma, al tempo stesso, crearne altri, minando il funzionamento stesso dell'Epf", prosegue la fonte. E dunque le discussioni continuano.
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