Il negoziato in Svizzera sul programma nucleare iraniano e' arrivato a un punto critico. Il conto alla rovescia per firmare un'intesa entro domani, come impongono gli accordi provvisori, scandisce ormai solo le ore, e non più i mesi o i giorni. Il ministro degli esteri russo, Serghiei Lavrov, assicura che c'e' "la generale volontà di raggiungere una soluzione", ma intanto se ne e' andato, e' tornato in Russia, anche se ha fatto sapere che tornerà, se ci sarà una reale possibilità di raggiungere un accordo. La portavoce del Dipartimento di Stato Usa Marie Harf ha quantificato nel 50 per cento le possibilità di arrivare ad una firma.
Da Losanna, il segretario di Stato John Kerry ha poi precisato: "Oggi, sono stati fatti dei progressi ma restano" ancora alcuni "temi complicati". Serve "un compromesso", ha detto Lavrov. Ma dopo quasi due anni di braccio di ferro tra l'Iran e i Paesi del 5+1 (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania) il compromesso ancora non e' stato trovato. E i termini di principio dell' accordo devono essere fissati entro domani, per poi essere dettagliati e sottoscritti entro fine giugno. Oggi tutti i ministri degli esteri dei sette Paesi coinvolti si sono riuniti in plenaria a Losanna, mentre i nodi da sciogliere sembrano sempre gli stessi. A cominciare dalla durata stessa dell'accordo. Gli Usa vorrebbero che fosse di 11-15 anni, l'Iran dieci. E divergenze ci sono anche sulla velocita' e il ritmo della revoca delle sanzioni imposte da Onu, Usa e Unione Europea all'Iran. I punti d'accordo apparentemente non mancano. Come il numero delle centrifughe per l'arricchimento dell'uranio che Teheran dovrebbe poter utilizzare. Circa 6.000, delle oltre diecimila di cui dispone. Un'intesa ci sarebbe anche sul futuro degli impianti nucleari iraniani, in particolare su quello super-fortificato di Fordow.
Tuttavia, secondo fonti diplomatiche, i negoziatori iraniani sembrano a volte fare due passi avanti e uno indietro, e viceversa. A dimostrarlo sembra esserci la questione del trasferimento all'estero, in Russia, del combustibile nucleare. In un primo momento sembrava che questo fosse un elemento acquisito, fino a quando il vice ministro degli esteri iraniano Abbas Araqchi ha detto ieri che "l'esportazione di scorte di uranio arricchito non è nel nostro programma e non intendiamo inviarle all'estero". E anche la Harf ha poi confermato che su questo ancora non c'e' accordo. Il ministro degli esteri cinese Wang Li ha espresso però cauto ottimismo. "Speriamo - ha detto - che possa essere raggiunto un accordo. E' il desiderio di tutti, ma per questo ognuno deve contribuire". L'ambasciatore francese negli Usa Gerard Araud appare invece molto più pessimista. "Rimangono da risolvere problemi davvero sostanziali", ha affermato. La Casa Bianca pero' non arretra. "Non ipotizzo un fallimento", le trattative sono agli sgoccioli, ha detto il vice portavoce Eric Schultz, ribadendo che pero' di certo il presidente Obama "non accetterà un cattivo accordo". Il premier israeliano Nenyamin Netanyahu non ne sembra pero' convinto, e oggi ha di nuovo affermato che la possibile intesa di Losanna sul nucleare "manda un messaggio che non c'è un prezzo da pagare per l'aggressione. Al contrario, l'Iran guadagna un premio per la sua aggressione". E Israele, ha detto, non "chiuderà i suoi occhi e continuerà ad agire contro ogni minaccia".