Un secondo dimostrante è stato ucciso negli scontri con l'esercito israeliano nei pressi della barriera di demarcazione con Israele. Lo ha detto un portavoce del ministero della Salute citato da fonti locali che parlano anche di oltre 40 feriti. Intanto è stato identificato il primo dimostrante morto negli scontri: si tratta di Zakaria al-Kafarna (24 anni) "ucciso - secondo la stessa fonte - da un proiettile al petto".
Il presidente dell'Autorità palestinese, Abu Mazen, ha dichiarato stamane a Parigi che non accetterà "nessun piano" di pace presentato dagli Stati Uniti nel conflitto israelo-palestinese, sottolineando che gli Usa sono "screditati" dopo il loro riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele. "Non accetteremo nessun piano degli Stati Uniti", ha detto Abu Mazen al termine di un colloquio con Macron all'Eliseo.
"Gli americani sono emarginati" con la loro decisione di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, ha detto il presidente francese dopo l'incontro con Abu Mazen, aggiungendo: "io cerco di non fare lo stesso". Macron, parlando al fianco di Abu Mazen, ha detto che la Francia non riconoscerà unilateralmente la Palestina: "non credo - ha precisato - che sia efficace".
Il riconoscimento Usa su Gerusalemme - ha detto il presidente dell'Autorità palestinese nel suo messaggio natalizio - come capitale di Israele "un insulto a milioni di persone nel mondo ed anche alla città di Betlemme". Per Abu Mazen la mossa di Trump "ha incoraggiato l'illegale disgiunzione tra le due città sante di Betlemme e Gerusalemme, separate per la prima volta in oltre 2mila anni di Cristianità".
La Delegazione della Santa Sede - riferisce Vatican News - è intervenuta al dibattito in corso all'Assemblea generale sulla questione di Gerusalemme ricordando "l'obbligo di tutte le Nazioni a rispettare lo storico status quo della Città Santa, in conformità con le relative Risoluzioni dell'Onu" e avanzando la richiesta di "una risoluzione pacifica che rispetti la natura di Gerusalemme, la sua sacralità e il suo valore universale". Lo riferisce Vatican News.
L'Onu ha sfidato Donald Trump e condannato a larghissima maggioranza la decisione degli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele e di spostare l'ambasciata nella Città santa. Un vero e proprio schiaffo inferto al presidente americano dalla comunità internazionale, e sul palcoscenico più importante della diplomazia: l'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Su 193 Paesi, ben 128 hanno votato a favore della risoluzione presentata da Turchia e Yemen e appoggiata in massa dai Paesi arabi, musulmani ed europei.
Nove i Paesi contrari (oltre a Usa e Israele anche Togo, Micronesia, Nauru, Palau, Isole Marshall, Guatemala e Honduras) e 35 gli astenuti (tra cui Canada e Australia). Nel testo non vincolante ma dal valore altamente simbolico la mossa di Trump viene considerata - come hanno spiegato i relatori - "una minaccia per la stabilità del Medio Oriente e per la pace e la sicurezza internazionali".
"Israele rigetta del tutto questa risoluzione assurda. Gerusalemme è la nostra capitale e sempre lo sarà". Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu aggiungendo di "apprezzare il crescente numero di Paesi che hanno rifiutato di partecipare a questo teatro dell'assurdo". "Ringrazio Trump e l'ambasciatrice Haley - ha concluso - per la forte difesa di Israele e della verità".
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