Sarà pronunciata venerdì prossimo
dal Tribunale speciale per il Libano (Tsl), con sede all'Aja,
l'attesa sentenza sull'omicidio dell'ex premier libanese Rafiq
Hariri, ucciso a Beirut il 14 febbraio del 2005 assieme ad altre
21 persone. Le ripercussioni politiche di quel crimine hanno
cambiato profondamente gli equilibri regionali.
Alla sbarra quattro imputati in contumacia, tutti membri
del movimento sciita libanese Hezbollah: Salim Ayash, Habib
Merhi, Hussein Oneissi e Assaad Sabra. C'era anche un quinto
imputato, Mustafa Badreddin, considerato la mente dell'attentato
di San Valentino, a Damasco nel 2016. Tutti e cinque sono
accusati di "complotto a fini terroristici e omicidio
preterintenzionale" e di altri capi di imputazione connessi.
Il verdetto è atteso 15 anni dopo l'attentato del 2005;
13 anni dopo la formazione del Tsl nel 2007; undici anni dopo
l'avvio dei lavori nel 2009; nove anni dopo la formulazione
degli atti di accusa; sei anni dopo l'inizio delle udienze nel
2014 e circa due anni dalla loro chiusura nel 2018.
La sentenza era attesa a metà maggio ma la crisi del
coronavirus ha costretto il Tsl a rimandare. Il verdetto sarà
letto, tramite collegamento Internet a distanza, dal presidente
della camera di prima istanza, l'australiano David Re.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA