Almeno 13 persone, tra cui 4 bambini e 3 donne, sono morte secondo il bilancio ancora provvisorio del raid militare attribuito agli Stati Uniti nel nord-ovest della Siria contro presunte cellule jihadiste. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, secondo cui le forze speciali Usa, aviotrasportate con elicotteri militari e scese a terra nella zona di Atme, nella regione di Idlib, al confine con la Turchia, hanno ingaggiato uno scontro a fuoco durato per circa tre ore con miliziani locali asserragliati con le loro famiglie. Secondo il direttore dell'Osservatorio, Rami Abdel Rahman, si è trattato della più grande operazione della coalizione dalla morte nell'ottobre 2019 del leader dello Stato Islamico Abu Bakr al-Baghdadi durante un raid Usa nella regione di Idlib, che ancora sfugge al controllo di Damasco. Gli scontri odierni sono durati due ore e l'Osservatorio ha riferito che vi sono stati "morti". Le identità dei jihadisti presi di mira non sono state comunicate.
L'Osservatorio pubblica un filmato choc dal luogo dell'operazione, che mostra brandelli di corpi di un uomo e di due bambini a terra vicino a un edificio che, secondo i testimoni locali, è stato preso di mira dall'attacco delle forze speciali Usa. Queste, secondo l'Osservatorio, sono state aviotrasportate dalla base militare Usa di Ayn Arab (Kobane), nel settore centrale del confine turco-siriano, fino alla zona di Atme, dove sorgono affollati campi profughi siriani a nord-ovest di Idlib. L'attacco è iniziato poco dopo la mezzanotte locale (le 23 in Italia) ed è durato fino alle 3.30 del mattino. In quella stessa zona, nell'autunno del 2019, veniva ucciso in un'analoga azione armata Usa il leader dell'Isis Abu Bakr al Baghdadi.
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