La guerra tra Israele e Hamas sta
minando il turismo in tutto il Medio Oriente in questo che viene
considerato un periodo di alta stagione e cioè da ottobre a fine
maggio. Il settore è una delle principali fonti di guadagno in
valuta estera in Libano, Giordania ed Egitto, tutti Paesi che
confinano con Israele e che sono sottoposti a diversi livelli di
pressione economica.
Il conflitto in corso, secondo il quotidiano emiratino The
National, ha colpito tutti e tre i Paesi in misura diversa,
mentre in Siria, il quarto Paese confinante con Israele, il
settore era già in crisi a causa di un decennio di guerra
civile.
Il Cairo, al momento, segnala la presenza di migliaia di
turisti alle piramidi e al museo nazionale: la maggior parte di
loro però aveva già prenotato e ha scelto di proseguire il
viaggio per non perdere soldi, hanno dichiarato gli operatori
turistici. "Ma adesso molti stanno rinunciando a fare nuove
prenotazioni fino a quando la situazione non sarà risolta", ha
detto Zaki Reda, proprietario di un'agenzia di viaggi al Cairo.
In particolare, le cancellazioni sono soprattutto da parte di
gruppi provenienti da Germania, Gran Bretagna e Francia.
In Giordania, la situazione cambia. Jerash, il più grande
sito romano del regno, ha avuto solo visitatori occasionali
questa settimana rispetto alle centinaia di turisti europei che
affollano il sito. Mentre a Petra, principale meta del turismo
di massa, un agente di viaggio ha riferito che l'80% delle
prenotazioni alberghiere sono state cancellate. E nel
governatorato adiacente di Aqaba, l'unico sbocco al mare della
Giordania, le navi da crociera hanno smesso di arrivare.
Il turismo, che ufficialmente include gli espatriati in
visita in patria, porta miliardi di dollari in Giordania, Libano
ed Egitto e rappresenta una percentuale significativa degli
afflussi di valuta estera che hanno contribuito a mitigare le
difficili condizioni economiche.
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