Il dossier nucleare resta centrale
per l'Iran che tuttavia "non è alla ricerca" dell'arma atomica.
Per questo, chiede agli interlocutori internazionali di
proseguire i negoziati, in modo da superare il regime di
sanzioni. Lo ha detto il viceministro degli Esteri di Teheran
Majid Takht-Ravanchi a Radio Radicale. Un'intervista realizzata
dal giornalista Francesco De Leo nella sede del Ministero a
Teheran, prima che fosse diffusa la notizia dell'arresto di
Cecilia Sala. La conversazione sarà trasmessa questa sera in
forma integrale da Radio Radicale e fa parte di un reportage
realizzato da AffarInternazionali, la rivista dell'Istituto
Affari Internazionali, e dalla stessa radio, sui primi mesi del
nuovo governo iraniano di Masoud Pezeshkian.
"La questione nucleare per noi è molto importante", spiega il
viceministro, che è anche capo negoziatore su questo dossier.
"L'Iran come membro dell'Npt (Trattato di Non-Proliferazione) ha
una serie di doveri e impegni, ma anche dei diritti e dei
benefici. In questi anni non ci è mai stato permesso di
usufruirne, anzi sono state approvate numerose sanzioni contro
l'Iran da parte dell'Onu, degli Stati Uniti e delle nazioni
europee. Noi lo abbiamo detto dall'inizio, non siamo alla
ricerca dell'arma nucleare. In questi anni la nostra posizione è
rimasta quella e abbiamo sempre dichiarato di essere disposti a
dialogare in modo che nell'ambito dell'Accordo nucleare le
sanzioni vengano sollevate. E anche ora diciamo che siamo pronti
al dialogo e a rispettare i nostri impegni secondo questo
accordo e in cambio chiediamo l'annullamento delle sanzioni.
Negli ultimi mesi abbiamo avuto due tornate di negoziati con il
terzetto dei paesi europei. Siamo tuttora disposti a proseguire
il dialogo con questi paesi, ma vogliamo che sia un dialogo che
deve avere degli obiettivi".
Per Teheran dal 20 gennaio ci sarà da affrontare l'incognita
Trump, che nel primo mandato alla Casa Bianca fece uscire gli
Stati Uniti proprio dall'accordo sul nucleare. "Noi - rileva il
viceministro - giudichiamo l'America in base alle sue azioni e
non più a quello che dichiara a parole. Il signor Trump ha detto
cose molto variegate per quanto riguarda la questione nucleare e
in particolare l'Iran, però dobbiamo aspettare l'inizio del suo
lavoro e poi vedere nei fatti cosa farà. Una delle cose che ha
detto Trump è che vuole proseguire con la politica della massima
pressione. È una politica che hanno già adottato tra il 2016 e
il 2020 ed è una politica di fatto fallimentare. Il presidente
Trump ha detto che la sua unica preoccupazione sull'Iran è che
non raggiunga la bomba nucleare e questo lo garantiamo. Se fosse
questo dunque non avremmo di che preoccuparci. Dobbiamo
aspettare che cominci il suo lavoro e vedere".
Tra le questioni internazionali l'intervista di Radio
Radicale affronta anche anche la Siria, dopo la caduta del
regime di Assad di cui l'Iran era alleato, e con la nuova
leadership di Damasco che chiede a Teheran di non diffondere il
caos. "La nostra posizione sulla Siria - replica il viceministro
- è totalmente chiara. Noi riteniamo che l'integrità
territoriale e l'indipendenza della Siria deve essere
salvaguardata e che gli affari interni della Siria devono essere
affidati al popolo di questo paese. Nessuno deve intromettersi e
noi non ci intrometteremo".
C'è poi il nodo della storica rivalità con Israele. Su questo
tema il viceministro puntualizza che "Il regime di Israele è ben
al corrente delle capacità dell'Iran e delle conseguenze a cui
andrebbe incontro in caso di un'azione contro l'Iran. E le
massime autorità iraniane hanno dichiarato più volte che faranno
tutto il necessario per difendere il proprio paese e la propria
gente".
Riguardo ai rapporti con l'Europa, Teheran deve fare i conti
con la crescente preoccupazione per i diritti delle donne. Su
questo tema Takht-Ravanchi assicura che "l'approccio del prof.
Pezeshkian, sia nei discorsi che nelle azioni, dimostra quanto
siano importanti per lui i diritti umani. Ha dichiarato che farà
tutto il possibile affinché la dignità delle persone venga
preservata nell'ambito della Costituzione della nazione. La
presenza delle donne nella nostra società è forte, partecipano
alla vita del paese. Il fatto che all'estero ci si dica
preoccupati per i diritti delle donne iraniane mi sembra un
argomento pretestuoso che probabilmente cela altri obiettivi".
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