Si è svolta alI'istituto Italiano di
Cultura di Tokyo la finale della 16ma edizione della JETCUP, la
competizione organizzata dal Japan Europe Trading con il
patrocinio dell'Ambasciata d'Italia in Giappone per selezionare
i migliori sommelier del vino italiano. Oltre a migliorare le
loro conoscenze e competenze, e promuovere l'ulteriore sviluppo
dei vini italiani nel mercato giapponese, il concorso esclusivo,
avviato nel 2007, assegna il titolo di "Ambasciatore del vino
italiano" - che quest'anno è andato a Takuma Yamada del Palace
Hotel Tokyo. su una lista di 75 partecipanti in quattro sedi
del Giappone: oltre alla capitale, Osaka, Nagoya e Fukuoka.
Insieme al titolo, il vincitore si aggiudicherà un corso di
formazione sul vino italiano della durata di due settimane, e,
cosa unica quest'anno, la designazione di "Ambasciatore del Vino
Italiano" per l'Expo Osaka 2025, sotto l'egida del Padiglione
Italia.
"Sono proprio queste iniziative, queste che si ripetono, che
rafforzano sicuramente la nostra capacità di penetrare nel
mercato globale", sottolinea l'Ambasciatore italiano in
Giappone, Gianluigi Benedetti. "Quello del vino è un caso
scuola, perché sono 15 anni che il vino italiano vive una grande
esplosione di apprezzamento, di conoscenza e di diffusione nel
Sol Levante". Un obiettivo rivolto a un bacino ancora più
variegato in vista di appuntamenti globali. "Proprio perché
rivestirò questo ruolo di ambasciatore, oltre al vino e alla
cultura culinaria, dovrò approfondire quelli che sono i
riferimenti storici e culturali dell'Italia - ché è quello che
voglio trasmettere ai prossimi visitatori dell'Expo 2025 ad
Osaka", ha spiegato all'ANSA il giovane Yamada, vincitore del
concorso. Opportunità favorevoli da contestualizzare e occasioni
da declinare a nostro vantaggio, ribadisce all'ANSA Mario
Vattani, Commissario generale per l'Italia a Expo 2025 Osaka,
presente all'evento. "C'è l'aspetto culturale e c'è il tema
economico, perché il vino è un export importantissimo in Italia.
Noi dobbiamo arricchire l'offerta turistica nel nostro Paese,
perché chi si appassiona dei vigneti autoctoni o di sapori
particolari, abbandona la strada maestra che conduce spesso e
solo a Roma, Firenze, Milano e Venezia. Per farlo bisogna
raccontare una storia, perché la gente nel bere deve sentire
quella percezione di imparare di più che semplicemente gustare
un sapore. Questo lo hanno detto tutti i sommelier oggi. La
parola cultura è apparsa sempre".
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