"La presenza italiana in Cina è una
presenza pluridecennale, con grandissima capacità di proiezione
di sistema. A Suzhou abbiamo il più grosso distretto industriale
italiano al di fuori dell'Europa, quindi ci sono delle basi
molto solide, però dobbiamo puntare a riequilibrare
l'interscambio, che è una priorità assoluta nel rilancio del
nostro rapporto bilaterale". Lo ha sottolineato l'ambasciatore
d'Italia a Pechino, Massimo Ambrosetti, parlando con l'ANSA a
margine della Conferenza degli Ambasciatori in corso alla
Farnesina.
La sfida non "è solo la crescita dell'interscambio ma è la
crescita della nostra competitività: la Cina è una potenza
globale tecnologica e noi vogliamo che la Cina, come l'Europa ha
fatto per decenni, possa trasferire tecnologia avanzata verso
anche l'Europa, verso l'Italia per continuare a crescere
assieme", ha proseguito l'ambasciatore Ambrosetti ribadendo la
necessità, da un lato, di "mantenere alto il nostro export verso
la Cina" e dall'altro di "attrarre investimenti qualificati
cinesi".
Sul fronte dei rapporti Italia-Cina, dopo il superamento
della Via della Seta, "la scelta ormai è alle nostre spalle,
come fra l'altro ha anche sottolineato la positività
dell'incontro del presidente Mattarella col presidente Xi
Jinping. Stiamo guardando al futuro. Noi peraltro avevamo il
nostro partenariato strategico bilaterale che è un contenitore
dove ci sono tutti i formati di cooperazione, tutti gli ambiti
per crescere nel nostro rapporto con la Cina. Questa è stata la
scelta del governo che è stata poi anche rafforzata da un
contesto molto favorevole, perché l'anno scorso durante questo
negoziato abbiamo celebrato anche i 700 anni di Marco Polo. Un
evento che ha sottolineato la profondità delle radici del nostro
rapporto bilaterale e questo è un aspetto che i cinesi
considerano assolutamente importante".
"Credo che il sistema internazionale, sebbene gli scenari
siano estremamente complessi e purtroppo non in miglioramento,
non possa essere stabilizzato senza un contributo responsabile
della Cina", ha poi spiegato ricordando che "la Cina è una
potenza globale, è troppo grande, sia dal punto di vista
economico, ma anche dal punto di vista strategico, politico, per
non contribuire a una soluzione condivisa di tutti gli scenari
di crisi che stiamo fronteggiando".
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