(di Serena Di Ronza)
La luna di miele fra Donald Trump e le aziende americane e' gia' finita. Dalla Silicon Valley a Wall Street, Corporate America scende in campo per criticare il decreto sull'immigrazione del presidente. E lo sfida con Starbucks: difendendo con forza il principio della diversita', la catena di caffetterie annuncia l'assunzione di 10.000 rifugiati in cinque anni.
Il coro delle big americane e' unisono nel difendere il ''valore delle diversita''' e il ''valore del rispetto di tutti''. La prima a criticare la mossa a sorpresa del presidente e' la Silicon Valley, contraria a Trump fin dagli albori della sua campagna e dipendente dai talenti 'stranieri' per le sue innovazioni. ''Apple non esisterebbe senza immigrazione'' dice senza mezzi termini Tim Cook, l'amministratore delegato di Apple. Steve Jobs, il genio fondatore di Cupertino, e' infatti figlio di un immigrato siriano. Google si dice preoccupata dalla ''creazione di barriere'' e si impegna a versare 4 milioni di dollari a favore degli immigrati, incluse donazioni all'American Civil Liberties Union, la stessa Aclu che ha portato sabato scorso il decreto sull'immigrazione in tribunale. Scende in campo compatta anche Wall Street. Dopo un iniziale silenzio rompe le fila JPMorgan: "Con oltre 140.000 dipendenti nel paese, siamo lieti del lavoro e degli sforzi per mantenere il paese sicuro. Allo stesso tempo sappiamo che il nostro paese e la nostra economia sono rafforzati dalle ricchezza della diversità che ci circonda''. Critica anche Goldman Sachs, che prende le distanze dall'appellativo 'Government Sachs' attribuitole dopo le numerose nomine di suoi ex manager e manager nell'amministrazione. ''Non e' una politica che sosteniamo'' afferma Lloyd Blankfein, amministratore delegato di Goldman. Fanno eco agli appelli in difesa della diversita' anche Morgan Stanley e Citigroup.
Fra le case automobilistiche americane, e' Ford a schierarsi contro Trump. In una email firmata dal presidente Bill Ford e dall'amministratore delegato Mark Fields si mette in evidenza come il ''rispetto di tutti e' uno dei valori della societa'''.
Ford e' stata una delle case automobilistiche piu' criticate da Trump durante la campagne elettorale, anche se di recente insieme a Fca e General Motors e' stata lodata dal presidente.
Nel ricevere alla Casa Bianca le piccole e medie imprese americane e firmate decreti per semplificare e ridurre le regole, Trump cita Sergio Marchionne e l'industria automobilistica come esempio per il 'rimpatrio' dei posti di lavoro.
Ma le critiche a Trump piovono da tutte le parti, anche dai fratelli Charles e David Koch, considerati i burattinai della destra americana che influenzano a suon di milioni di dollari.
L'approccio di Trump e' definito ''sbagliato'' dai due miliardari, che con la rete si sono impegnati a spendere 300-400 milioni di dollari per il ciclo elettorale del 2018. Il mondo accademico, con Harvard, scende in campo a difesa della diversità come ''vitale interesse nazionale''.
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