"Non siamo qui per prenderci il petrolio". Con questa rassicurazione il generale James Mattis, il capo del Pentagono voluto dal presidente Donald Trump, ha effettuato una visita a sorpresa in Iraq.
La prima del nuovo capo della Difesa americana su un teatro di guerra e a poche ore dal lancio della campagna per respingere l'Isis a Mosul. E' un teatro -quello iracheno- ben noto al generale impegnato nella guerra irachena a piu' riprese fino dal 2003 e cruciale adesso che Trump ha chiesto ai suoi generali di delineare la loro strategia per sconfiggere L'Isis, che aspetta sul suo tavolo tra una settimana.
Anche per questo le parole di 'Jim' Mattis pesano ancora di piu', se suonano come una presa di distanza da quella che sembrava la linea lanciata dal presidente, sia in campagna elettorale sia in recenti interventi, indicando proprio nel petrolio uno strumento utile nell'ottica di indebolimento dello Stato Islamico. Mattis a Baghdad e' infatti andato con lo spirito da mediatore e da conoscitore di un'alleanza con gli iracheni tanto delicata quanto fondamentale. "Credo che tutti noi in questa stanza, tutti noi in America, abbiamo sempre pagato per il gas e il petrolio, e sono sicuro che continueremo a farlo in futuro", ha quindi sottolineato il capo del Pentagono ai giornalisti al seguito. La visita di Mattis avviene inoltre in un clima di tensione con l'Iraq in quanto incluso nella lista dei 7 Paesi i cui cittadini erano stati messi al bando dal decreto di Trump sugli ingressi negli Stati Uniti. Cosi', rispondendo a una domanda in merito, Mattis ha detto di essere stato rassicurato che il bando, "bloccato da una sfida legale", non riguarderebbe gli iracheni che hanno combattuto a fianco delle forze Usa. Un tentativo di sgomberare il campo da possibili intoppi che rischiano di diventare macigni, prima che il fastidio in Iraq monti al punto da incidere sull'atteggiamento fino adesso misurato mostrato dal primo ministro Haider al-Abadi, che pure e' sotto qualche pressione a livello locale per ridurre la cooperazione con Washington.
L'attenzione ai rapporti e' quindi altissima adesso che il tempo del Pentagono e' agli sgoccioli per presentare la strategia chiesta da Trump per combattere l'Isis. Nessuna indicazione precisa e' stata ancora fornita -Mattis vuole raccogliere la maggiore quantita' di informazioni possibile, si e' detto- si sa tuttavia che se l'approccio di contare sulle forze locali applicato fino ad ora e' in generale condiviso dagli attuali vertici militari Usa, le opzioni possono essere diverse, compresa quella di aumentare la presenza militare sul campo: dei giorni scorsi l'indiscrezione non confermata che tale scenario sarebbe tra quelli al vaglio.
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