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'Il dialogo con Kim è inutile', Trump pronto a reagire

'Il dialogo con Kim è inutile', Trump pronto a reagire

'Attaccare? Vedremo'. E evoca una guerra commerciale con la Cina

NEW YORK, 04 settembre 2017, 09:04

di Serena Di Ronza

ANSACheck

Donald Trump in una recente immagine © ANSA/AP

Donald Trump in una recente immagine © ANSA/AP
Donald Trump in una recente immagine © ANSA/AP

L'ira di Trump per il primo test nucleare della Corea del Nord della sua presidenza è incontenibile. Ieri di primo mattino, su Twitter, il tycoon ha condannato duramente la nuova provocazione da parte dello "Stato canaglia" e ha liquidato come "inutile" qualsiasi dialogo con Pyongyang. Kim Jong-un, ha tuonato, capisce "solo una cosa", la forza. Una forza che a questo punto Trump non esclude di usare: "Vedremo", ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano di un possibile attacco preventivo dopo la convocazione urgente del Consiglio di Sicurezza Nazionale e l'incontro con i vertici militari alla Casa Bianca.

Non solo: oltre all'opzione militare e a nuove dure sanzioni, il presidente Usa ha evocato anche una guerra commerciale con tutti quei Paesi che hanno scambi con Pyongyang. La Cina, il maggiore partner della Corea del Nord, e la Russia, sono avvertite. La Casa Bianca però è divisa sulla strategia da seguire e Trump fatica a individuare la strada giusta per affrontare la minaccia. Mentre il segretario di Stato Rex Tillerson tesse la sua tela diplomatica dietro le quinte, il tycoon non nasconde la sua frustrazione nei confronti sì di Pechino ma anche di Seul, alleato storico degli Stati Uniti, per la gestione della crisi.

La Corea del Sud "sta iniziando a capire, come io avevo già detto", che il dialogo per la pace "non funziona", ha twittato prendendo di mira il nuovo governo liberal del presidente Moon Jae-in, con il quale tra l'altro si prepara ad aprire un nuovo fronte di scontro. Trump ha infatti dato indicazioni al suo staff di ritirare gli Stati Uniti dall'accordo di libero scambio con il Paese. Una mossa, proprio adesso, che incontra le resistenze di alcuni dei suoi più stretti collaboratori, dal consigliere alla Sicurezza Nazionale H.R. McMaster a quello economico Gary Cohn, che temono un isolamento di Seul proprio mentre la minaccia nordcoreana fa scattare l'allarme rosso.

 Ad ogni modo, di fronte all'ennesima provocazione del Nord "pericolosa e ostile per gli Stati Uniti", Trump vuole una reazione, e subito. Il Tesoro americano sta già lavorando ad un nuovo pacchetto di sanzioni più dure contro Pyongyang per il suo "comportamento inaccettabile", ha annunciato Steven Mnuchin. E gli Usa, "fra le altre opzioni, stanno considerando la possibilità di tagliare tutti i rapporti commerciali con quei paesi che hanno scambi con la Corea del Nord", ha avvertito direttamente il presidente. La Cina è da tempo oggetto di critiche da parte di Trump per la sua inefficacia nel gestire la crisi. "La Corea del Nord è uno Stato canaglia diventato una grande minaccia e un imbarazzo per la Cina, che sta cercando di aiutare - ha concesso il leader Usa - ma senza successo". Un'interruzione degli scambi fra Stati Uniti e Cina, le due maggiori economie al mondo, rischierebbe di scatenare una vera e propria guerra commerciale dalle conseguenze devastanti per un'economia globale in ripresa ma ancora fragile.

Comunque, al di là della retorica e dei tweet, una prova di forza militare è con il passare del tempo un'ipotesi che alla Casa Bianca considerano sempre più difficile da praticare, soprattutto per le scarse informazioni di intelligence a disposizione e per la certa reazione del regime di Pyongyang: Seul è a tiro di cannone e anche senza usare armi nucleari il Nord sarebbe in grado di sparare sulla capitale nemica 2.700 colpi d'artiglieria al minuto. Insomma, nonostante il ritorno dei toni simili al "fuoco e fiamme" di qualche settimana fa, la diplomazia giocata anche a suon di minacce economiche sembra per ora la strada più plausibile.

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