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Pelosi, rimuovete statue dei confederati

Pelosi, rimuovete statue dei confederati

'Non c'è spazio per la violenza bigotta di alcuni uomini'

WASHINGTON, 11 giugno 2020, 00:41

Redazione ANSA

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 La speaker della Camera Nancy Pelosi ha chiesto la rimozione di tutte le statue dei confederati che si trovano a Capitol Hill, sede del Congresso americano.In una lettera alla commissione congiunta di Camera e Senato che si occupa della biblioteca e della collezione di statue di Capitol Hill, Pelosi ha chiesto di "cominciare a rimuovere immediatamente" una decina di statue nelle sale del Congresso che rappresentano uomini associati alla storia confederata fatta di razzismo e schiavitù. "Se da una parte credo che sia un imperativo non dimenticare la nostra storia affinchè non si ripeta, credo anche che non c'è spazio per celebrare la violenza bigotta di alcuni uomini nei venerati saloni del Congresso".

   Intanto la Marina americana proibisce la bandiera di battaglia confederata dalle sue basi, navi, aerei e sottomarini. La decisione segue quella già presa dal corpo dei Marine mesi fa. Mentre il segretario alla difesa Mark Esper e dall'Army Secretary Ryan McCarthy stanno considerando di cambiare nome a dieci delle più importanti basi militari negli Stati Uniti ossia quelle intitolate ad eroi confederati. Tra queste Fort Bragg in North Carolina, Fort Benning in Georgia e Fort Hood in Texas. La bandiera confederata, la cui versione attuale fu approvata il 4 marzo 1865, è ormai da tempo oggetto di controversie nel paese. Per alcuni è un simbolo che rappresenta la schiavitù e la supremazia bianca mentre per altri rappresenta l'orgoglio sudista.

   Ed è battaglia anche sui nomi delle basi militari americane, molte delle quali dedicate a personalità confederate. "La nostra storia di nazione più grande al mondo non sarà manomessa. Rispettate il nostro esercito!": l'ira di Donald Trump si abbatte sulla proposta di rinominare le basi militari degli Stati Uniti che portano i nomi di eroi confederati, avanzata dagli stessi vertici del Pentagono. Un episodio che rischia di alimentare le tensioni tra il presidente e il segretario alla difesa Mark Esper.

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