Con un bilancio provvisorio di 93 vittime, quello dell'isola di Maui alle Hawaii è diventato l'incendio più letale nella storia degli Usa dal 1918, quando 453 persone morirono in Minnesota e Wisconsin. Il numero delle vittime nell' arcipelago tropicale ha superato quello del Camp Fire, l'incendio del 2018 in California, che ha praticamente cancellato la piccola città di Paradise dalla mappa e ucciso 86 persone. Ma la conta dei morti è appena iniziata e le autorità prevedono che il bilancio finale sarà molto più pesante: ci sono ancora un migliaio di dispersi e solo il 3% dell'aerea devastata dalle fiamme è stato per ora perlustrato, anche con l'aiuto dei cani da soccorso. Per questo il capo della polizia di Maui, John Pelletier, ha invitato la popolazione a sottoporsi a test del Dna, in modo da accelerare le difficili identificazioni. Finora ne sono state effettuate solo due a causa della potenza devastante dei roghi. "I resti che stiamo trovando provengono da un incendio che ha fuso il metallo", ha spiegato. "Quando li raccogliamo... cadono a pezzi". Il presidente Joe Biden ha promesso aiuti e non ha escluso di volare alle Hawaii, lo stato a stragrande maggioranza democratica dove è nato il suo ex boss Barack Obama: "Stiamo esaminando" la possibilità, ha risposto ai cronisti mentre passava loro davanti in bici in Delaware, dove sta trascorrendo il weekend. La tragedia dell'arcipelago tropicale è stata ricordata anche dal Papa all'Angelus: "Desidero assicurare la mia preghiera per le vittime degli incendi che hanno devastato l'isola di Maui nelle Hawaii". La Farnesina intanto ha aperto all'aeroporto internazionale di Maui un desk di assistenza con personale del consolato generale di San Francisco per i circa 60 italiani presenti. Si moltiplicano anche le iniziativa di solidarietà, con i vip in prima fila: l'ultima è la popolare anchor Oprah Winfrey, sbarcata a Maui per portare aiuti alla popolazione locale, distribuendo pacchi in un rifugio per gli sfollati. Insieme al numero delle vittime crescono anche la rabbia, il dolore, le polemiche sulla mancata prevenzione e sulla cattiva gestione dell'emergenza, che hanno portato all'apertura di un'inchiesta ufficiale. Sotto accusa in particolare la mancata attivazione del sistema di allarme, il più grande del mondo, con 400 sirene (di cui 80 a Maui) rimaste in silenzio mentre il fuoco avanzava in modo rapido e feroce. Non sono arrivati neppure gli sms di allerta perché è crollata la copertura telefonica e molti hanno saputo degli incendi dalla gente in fuga o dalla comparsa improvvisa delle fiamme a due passi da casa. Sino ad un anno fa inoltre il rischio di roghi del genere, alimentati dalle potenti raffiche degli uragani e dalla persistente siccità, era stato classificato "basso". Il governatore Josh Green ha difeso la risposta immediata all'inferno, spiegando che la situazione è stata complicata dalla presenza di molteplici incendi e dalla forza dei venti. "Dopo aver visto quella tempesta, dubitiamo che si sarebbe potuto fare molto con un fuoco impetuoso e veloce come quello", ha detto, mentre da Lahaina, la cittadina di oltre 12 mila abitanti più colpita, arrivano immagini apocalittiche: quasi 3000 edifici distrutti, rovine e cenere ovunque, sfregiato anche il secolare e iconico 'banyan tree', il più grande degli Usa e uno dei più grandi del mondo, con 20 metri di altezza, 400 metri di circonferenza e 16 tronchi. Si stima che i danni ammontino a 5,5 miliardi di dollari, ma quelli all'ecosistema sono ancora tutti da calcolare. Lo scorso anno i disastri miliardari causati da condizioni meteo estreme, sospinte dal cambiamento climatico, sono stati 18 e sono costati agli Usa 165 miliardi di dollari, oltre alla morte di almeno 474 persone. Al conto di quest'anno manca ancora la stagione degli uragani, che gli esperti prevedono sarà superiore al normale per il riscaldamento degli oceani. Per questo molti chiedono a Biden di proclamare una "emergenza climatica nazionale".
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