WASHINGTON - I migranti che "avvelenano il sangue dell'America", l'elogio di dittatori come Jong-Un e Putin, l'accostamento al "grande" Al Capone: più si avvicinano le primarie, con la prima tappa in Iowa il 15 gennaio, piu' Donald Trump alza i toni della sua retorica incendiaria e violenta contro tutto e contro tutti incurante delle polemiche che solleva, nel tentativo di radicalizzare lo scontro con i suoi rivali repubblicani. E con lo sfidante democratico Joe Biden, che appare sempre più frustrato con il suo entourage dalle rilevazioni demoscopiche che continuano a darlo dietro a Donald Trump, anche se lui contesta ai giornalisti di leggere "i sondaggi sbagliati".
L'ultima bufera si è alzata a Durham, New Hampshire, dove il tycoon ha ripetuto per la prima volta in un comizio l'accusa lanciata a settembre contro "l'invasione" degli immigrati e la minaccia implicita di una sostituzione etnica: "Penso che il numero reale sia di 15, 16 milioni di persone nel nostro Paese..arrivano dall'Africa, dall'Asia, da tutto il mondo", ha detto riferendosi ai clandestini, ma senza fornire prove del loro numero. "Stanno avvelenando il sangue del nostro Paese", ha messo in guardia l'ex presidente, che promette la piu' grande espulsione di massa di migranti illegali se tornerà alla Casa Bianca, oltre ad un nuovo 'Muslim ban'. Quindi ha definito il leader nordcoreano Kim Jong-un "very nice" e ha invocato il leader del Cremlino per dimostrare che le sue quattro incrimiminazioni sono una 'caccia alle streghe'.
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