HONIARA - Sono morte tre persone nei violenti scontri che si protraggono ormai da giorni nelle Isole Salomone dove una folla di manifestanti sta protestando contro il governo del primo ministro Manasseh Sogavare. La polizia ha riferito che i corpi carbonizzati di tre persone uccise in queste giornate di disordini sono stati scoperti venerdì sera da una guardia di sicurezza in un negozio nel quartiere Chinatown della capitale Honiara dato alle fiamme.
Le Isole Salomone sono nel caos dopo il tentato assalto di giovedì al parlamento. Migliaia di manifestanti che chiedono le dimissioni del premier Manasseh Sogavare sono scesi in strada anche ieri sfidando il coprifuoco e incendiando scuole, banche, uffici e stazioni di polizia a Honiara, la capitale. L'arcipelago, che ha una lunga storia di tensione sociale ed etnica, nel 2019 ha spostato la propria posizione politica dalla vicinanza a Taiwan a quella verso Pechino, scontentando molta gente, specialmente nella nutrita comunità cinese dell'isola di Malaita,, che negli anni ha sviluppato legami profondi con Taipei. Un elemento, questo, che si sovrappone al malcontento generale nei confronti del governo e a tensioni etniche fra le isole, che indussero fra il 2003 e il 2017 la vicina Australia a inviare un contingente di peacekeeper. Attaccata dalla folla anche la Chinatown della citta' dove sono state danneggiate molte imprese cinesi e saccheggiati i negozi. La polizia ha sparato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti in gran parte provenienti dalla vicina isola di Malaita che da tempo lamenta incuria e marginalizzazione da parte del governo centrale e si e' anche fortemente opposta al rovesciamento delle alleanze del primo ministro Sogavare, che nel 2019 ha sospeso le relazioni diplomatiche con Taiwan per rivolgersi verso Pechino. Al contrario i leader di Malaita, la piu' popolosa delle isole, mantengono ancora i contatti con Taiwan e ricevono enormi aiuti da Taipei e Washington. Il premier della provincia Daniel Suidani ha accusato Sogaware di essere al soldo di Pechino sostenendo che ha 'elevato l'interesse degli stranieri al di sopra di quelli delle Isole Salomone' E sulla crisi nell'arcipelago del Pacifico e' intervenuta la Cina che ha espresso 'grande preoccupazione' per i disordini e la sicurezza della Chinatown e della comunita' cinese. 'Chiediamo al governo delle isole di adottare tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza dei cittadini cinesi e delle realta' cinesi', ha detto ai giornalisti il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino Zhao Lijian. Il premier, da parte sua, ha rassicurato: 'I responsabili saranno assicurati alla giustizia...nessuno e' al di sopra della legge, queste persone dovranno affrontare le conseguenze delle loro azioni'. Ha quindi aggiunto che il coprifuoco di '36 ore consentira' alle forze dell'ordine di indagare a fondo sugli autori degli eventi di oggi e di prevenire ulteriori distruzioni illegali di proprieta''. Intanto il primo ministro australiano Scott Morrison ha annunciato l'invio di forze militari e di peacekeeping. 'Non e' intenzione del governo australiano intervenire in nessun modo negli affari interni delle isole Salomone' ma 'il nostro scopo e' di fornire stabilita' e sicurezza, ha detto Morrison, precisando di aver ricevuto una richiesta di aiuto del premier Manasseh Sogavare in base a un trattato di sicurezza bilaterale firmato dal Paese con l'Australia nel 2017. L'accordo consente di dispiegare rapidamente la polizia australiana, la difesa e il personale civile nelle Isole Salomone in caso di emergenza. Il primo contingente di 100 uomini tra polizia ed esercito dovrebbe arrivare in serata.
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