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Renzi: riforme non vanno in fumo, primo voto in 5 settimane

Renzi: riforme non vanno in fumo, primo voto in 5 settimane

Intervista al Time, convinto che legislatura durerà fino a 2018

ROMA, 09 maggio 2014, 09:27

Redazione ANSA

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Il premier Matteo Renzi a Genova - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il premier Matteo Renzi a Genova - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il premier Matteo Renzi a Genova - RIPRODUZIONE RISERVATA

"In qualche settimana, vedremo se" la proposta del governo sulle riforme "andrà avanti o no. Ma io sono pronto a mettere per iscritto che andrà avanti perché stiamo realmente per cambiare" il sistema. "La gente sta dalla nostra parte". Lo dice il premier Matteo Renzi in un'intervista rilasciata a Time il 24 aprile. "Non è immaginabile che finisca tutto in fumo", aggiunge Renzi. E a chi gli domanda quale sia la sua "deadline" risponde: "Il termine che indico per il primo voto è di cinque o sei settimane". 

Guardando agli ostacoli sul percorso parlamentare delle riforme, Renzi osserva che "se si è buoni", il Parlamento arriverà al 2018 perché i membri "sono consapevoli della fondamentale importanza del processo di riforme iniziato". "Se si vuol essere maligni, si può pensare che è l'istinto di sopravvivenza a prevalere in Parlamento", ragion per cui in gran parte "ora stanno stringendo i denti. Ma io sono buono, non ho dubbi che la ragione sia la prima". Il premier si dice comunque "assolutamente convinto che questa legislatura, per mille ragioni, durerà fino al 2018, fino alla naturale scadenza del termine".  

Quanto alla scelta di fare le riforme insieme a Forza Italia e a Silvio Berlusconi, nonostante la sua condanna, Renzi spiega che "Berlusconi è il capo del principale partito di opposizione. In molti altri sistemi istituzionali, sarebbe illogico o innaturale che il capo di un partito possa avere problemi con la giustizia. Ma in Italia lo stato delle cose è che Berlusconi rappresenta ancora una fetta significativa della popolazione". "Non sto costruendo un governo con Silvio Berlusconi - precisa - non sto facendo accordi segreti con lui. Con lui voglio fare un accordo" sulle riforme, "perché le regole del gioco non dovrebbero essere scritte da soli" ma "insieme" agli altri partiti.

Soffermandosi sulla staffetta con Enrico Letta a Palazzo Chigi, Renzi spiega di aver fatto "questa scelta perchè il Paese era in stallo" e "il governo non aveva fatto passi avanti. E Letta" era diventato premier "attraverso una manovra parlamentare, esattamente come me. Letta non aveva neppure la responsabilità della leadership del partito. Io, almeno, sono stato eletto alla guida del principale partito italiano. Non è abbastanza, ma è qualcosa".

 Infine un passaggio sulle regole di bilancio europee: "Il problema non è in sé la regola" del rapporto tra deficit e Pil al 3%. "E' che quella regola è stata pensata 20 anni fa, quando c'era un altro mondo, quando l'inflazione era a un'altro livello. Quindi tecnicamente, è ovvio che quella regola non è più attuale, è anacronistica. Ma io non voglio usare il suo anacronismo come scusa per non rispettarla. La rispetterò. Poi potrò chiedere di cambiarla. Se la disoccupazione raddoppia, significa che la regola non sta funzionando".

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